Marginalia
di Jonathan Gibbs, “Gorse”, n. 7, Literature is the question minus the answer, traduzione di Valentina Muccichini
Uno degli aspetti più sorprendenti del saggio di Ben Lerner, Odiare la poesia[1], pubblicato nel Regno Unito da Fitzcarraldo, è l’uso delle note a margine. Nei larghi margini esterni del libro sono state stampate, solitamente una per pagina, delle brevi frasi in corsivo:
Neanche a me
Preghiera incessante
Fioriscono le difese
Cosa devo cantare?
Perdita dell’armoniosa bellezza
per citare i primi cinque esempi. Sono belle da vedere, e a mano a mano che ci si immerge nel libro si immagina che il loro significato, o il loro scopo, diverrà più evidente.
L’altro aspetto che mi ha colpito durante la lettura è stata l’analogia tra questo espediente e quello utilizzato da Maggie Nelson in Gli argonauti[2], che per puro caso ho letto di recente per la prima volta. Qui, tuttavia, i margini larghi vengono utilizzati per l’attribuzione delle citazioni: un’aggiunta più informale al blocco del testo, seppur poco comune in termini di posizionamento. Si tratta in ogni caso di un’interessante alternativa al tradizionale stile accademico. […]