La storia semplicemente sbalorditiva di Seagull Books, casa editrice di Calcutta fondata nel 1982 che pubblica libri d’arte, teatro e cinema.

di Naveen Kishore, testo raccolto da “Scroll.in”, traduzione di Innocenzo Falgarini.

 

Dal 2006 Seagull Books è diventata una casa editrice influente a livello globale, ha messo insieme un catalogo di più di trecento titoli appartenenti alla letteratura internazionale e venduti in tutto il mondo. Può sembrare incredibile, ma nel catalogo compaiono, tra gli altri, un premio Nobel, due finalisti del Man Booker International Prize 2015 e diversi altri autori arrivati a un passo dai premi più prestigiosi. Com’è possibile che un gruppo formato da sei persone riesca in un’impresa così straordinaria? L’editore Naveen Kishore spiega la sua filosofia.

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“Non si va in giro nel mondo per cercare, individuare e pubblicare vincitori di premi. Che Mo Yan, uno dei nostri autori, abbia vinto il Nobel per la letteratura è una combinazione – del caso e delle circostanze. Come è frutto del caso la presenza di Maryse Condé e László Krasznahorkai[1], anche loro nostri autori, tra i finalisti del Man Booker International Prize per il 2015. Stesso discorso per Toby Litt, candidato all’Edge Hill Short Story Prize 2015. E per Ngugi wa Thiong’o, che lo scorso anno ha sfiorato il Nobel – stando a quello che dicevano le agenzie di scommesse!

“Gli editori indipendenti spesso contano una mezza dozzina di probabili premi Nobel nei loro cataloghi. Noi, per esempio, abbiamo Cees Nooteboom, Yves Bonnefoy, Peter Handke, Pascal Quignard e molti altri di levatura simile. Si investe su scrittori che potrebbero un giorno vincere un riconoscimento – ma non solo perché si spera e si prega che ciò possa accadere. Si investe su scrittori dei quali si ritiene che la scrittura e gli argomenti trattati abbiano qualcosa di eccezionale”.

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Metodo vs istinto

Non esistono formule scontate. C’è l’istinto, di sicuro. E poi fiducia. Negli altri editori. Nei nostri traduttori, perché Seagull Books lavora a stretto contatto con traduttori da diverse lingue. C’è la fiducia nei confronti dei nostri autori. Ricordate che il 70% dei nostri libri è tradotto da lingue diverse dall’inglese. Da lingue che nessuno di noi conosce.

“Pertanto il nostro catalogo si costruisce grazie a una combinazione di fattori: i titoli a nostra disposizione, la valutazione di un breve riassunto della loro trama, il nostro istinto, ciò che ci sta a cuore in un dato momento. A volte persino la reazione che suscita in noi una copertina. Provate a immaginare la soddisfazione che si prova quando una traduzione arriva sulla vostra scrivania e voi la leggete e sentite di aver fatto proprio bene a dire di sì a suo tempo a quel libro”.

 

Nessun lettore ideale

“Non abbiamo altri obiettivi che non siano il nostro lavoro e le emozioni che suscitano i nostri contenuti. Tutto il resto è logistica. Non mi preoccupo mai di cosa tutto ciò significherà per il lettore, perché non ho un lettore ideale in mente! Spero semplicemente che il libro abbia su molte altre persone lo stesso effetto che ha avuto su di me. D’altronde, chi può sapere con assoluta certezza cosa vogliono i lettori?

“E poi no, non ci preoccupiamo di essere etichettati come promotori di cultura alta o bassa. Facciamo ciò che riteniamo sia di vitale importanza. E lasciamo che sia il nostro lavoro a parlare. Del resto, anche il mercato ha una sua responsabilità, che è quella di intercettare noi e i nostri libri. Non deve sempre  avvenire il contrario. Il contrario – ossia occuparsi di un target prestabilito di lettori – tiene impegnate già tante persone, ma ciò non significa che funzioni meglio”.

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Le piccole città indiane leggono di più

“Forse può essere interessante a livello mondiale sapere che a Ludhiana, Gwalior, Pune, in Sikkim e a Siliguri in questo momento si stanno leggendo le nostre traduzioni della narrativa, della filosofia e della poesia tedesca, francese e italiana. Molto più di quanto accade in alcune metropoli.

“Se non mi credete, date un’occhiata alle cifre pubblicate dall’Atlantic Publishers & Distributors (che ci distribuisce in India) e dai Maya Publishers (i nostri rappresentanti commerciali), ci sono i tabulati! Le cosiddette piccole città indiane leggono di tutto, dai libri più singolari a quelli di maggiore consumo. Mi correggo: li divorano.

“Gli abitanti delle metropoli, da parte loro, sono troppo impegnati a lagnarsi e a chiedersi dove poter trovare i libri che cercano. Tra l’offerta sbilanciata delle grandi catene e le librerie indipendenti a corto di spazio e costantemente a rischio di scomparire, l’unico modo per trovare ciò che si desidera leggere è darsi da fare.

“Se non lo trovi sullo scaffale, cercalo in rete! Scova online l’editore e chiedigli i libri che desideri leggere. Le librerie online ormai arrivano ai libri più rari, nelle collocazioni più remote, in una manciata di giorni. E a prezzi fortemente scontati. Pensate che tutti i nostri libri hanno ormai persino un ‘prezzo indiano speciale’, drasticamente ridotto, per renderli estremamente accessibili nel mercato di lettura in lingua inglese del nostro paese”.

 

Il contrario della struttura

“Come dico spesso, vivo gomito a gomito, o come una mano in un guanto[2], con l’‘incertezza’ e l’‘astrazione’. Vale a dire con tutto ciò che è il contrario della ‘struttura’. Sono anche consapevole di trovarmi in un momento storico che non dà credito a quelle sensazioni solitamente definite ‘di pancia’.

“L’istinto non è gradito. E l’intuito viene respinto e sostituito senza rimorso dalla ‘praticità’. D’altra parte, io rispondo all’intuizione in termini ‘visivi’. L’immagine della mano e del guanto mi suggerisce un po’ di magia. E anche un po’ di teatralità. (Sono pur sempre un uomo di teatro). E mistero. E anche confusione negli occhi di chi guarda.

“La magia è buona quando funziona. Quando crea, agli occhi del mondo, l’illusione di un successo strepitoso. Quando fa sorgere negli altri il sospetto che io possieda un qualche metodo segreto. Anche perché la natura del mio lavoro non lo fa certo sembrare un grande affare!”.

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Non c’è mai un piano aziendale

“Mai nessuno ha investito denaro nella Seagull Books. Né l’ho mai chiesto o mi aspetto che qualcuno lo faccia. Non ho un piano aziendale, ma soltanto la convinzione che a lungo andare, se continuo a insistere, tutto si sistemerà. Se continuerò a usare tutti i mezzi possibili per fare del ‘business dei libri’ un lavoro. Destreggiandomi. Indebitandomi. Andando in cerca in tutto il mondo di persone che la pensino come me, persuadendoli alla mia causa. Dopotutto non c’è nessuna ragione per cui sentirsi imbarazzati per il proprio idealismo. Ma ci sono tutte le ragioni per farne il proprio stile di vita.

“Seagull Books sopravvivrà alle nostre condizioni – il nostro modo di valorizzare ciò che facciamo, la nostra attenzione per il rispetto delle regole, la visione che abbiamo su quanto pubblicare. La capacità di resistenza di Seagull è comprovata e tangibile. Evidente in tutto ciò che facciamo, dalle opere d’arte che mettiamo in mostra (attraverso la Seagull Foundation for the Arts) fino ai libri che pubblichiamo.

“È qualcosa di vivo, una presenza palpabile nelle nostre vite, sia come individui che compongono la Seagull, sia come organizzazione, per quanto poco strutturata possa essere.

Siamo ben consapevoli della natura precaria di iniziative del genere. Non è una visione pessimista. Ma solo una constatazione di fatto. Tutto quello che possiamo fare è essere grati e continuare a crederci. Ogni giorno. Per questo, ciò per cui lottiamo, ciò su cui concentriamo i nostri sforzi, ciò che davvero ci interessa non è per quanto tempo ancora, ma, semplicemente, come.

“Non è mai questione di premi. Quelli sono un extra. Per gli scrittori. E per noi.

È il libro che vince. Ogni giorno. In ogni momento”.

 

[1] László Krasznahorkai è il vincitore del Man Booker International Prize 2015.

[2] Si preferisce tradurre letteralmente la tipica espressione inglese “hand in glove”, che in genere viene resa in italiano nella forma “di pari passo”, coerentemente con l’immagine “della mano e del guanto” che sarà ripresa poco sotto.

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