“Grafias” intervista Alejandro Miranda, membro della cooperativa editoriale Eloísa Cartonera.

di Francesca Lenti

“Siamo l’unica casa editrice accessibile a tutti, siamo usciti dall’ambiente letterario e culturale: i nostri libri li legge la gente del barrio, li leggono gli studenti che non hanno sette euro per comprare un libro, i turisti, i bambini… il nostro pubblico è il mondo”.

Washington Cucurto

Eloísa Cartonera

Editorial Eloísa Cartonera, La Boca, Buenos Aires

Eloísa Cartonera è una cooperativa editoriale argentina, fondata all’inizio del 2003 da Washington Cucurto, scrittore, Javier Barilaro, artista, e dalla poetessa Fernanda Laguna. La sua storia comincia già nel 2001, quando la crisi economica e finanziaria che colpì l’Argentina rese drammatiche le condizioni dei cartoneros, lavoratori che di notte passano al setaccio la spazzatura alla ricerca di cartone e altro materiale di scarto da rivendere. Il collasso di un’intera economia richiede un intervento che sia efficace sia in una prospettiva sociale sia sul fronte culturale. Nasce così l’idea di una casa editrice “popolare”, il cui lavoro possa ripensare la filiera di produzione dei libri dalla fabbricazione alla vendita. Cucurto e i suoi compagni pensano di aiutare i cartoneros comprando il loro cartone a un prezzo maggiore rispetto a quello di mercato. Con quel cartone recuperato dai cassonetti di Buenos Aires verranno realizzate le copertine di Eloísa.

Il laboratorio della casa editrice ha sede nel barrio della Boca, a due passi dallo stadio della Bombonera, in calle Aristóbulo del Valle 666. È qui che si creano materialmente i libri: dalla tápa [copertina, ndr] agli interni, semplici pagine fotocopiate che poi vengono piegate e incollate per formare il libro. L’ultima fase della produzione consiste nel dipingere a mano le copertine. È anche questa l’enorme forza del progetto: libri unici, materialmente diversi, mai una copertina uguale all’altra. Proprio nella tipografia sui generis di Aristóbulo del Valle abbiamo conosciuto Alejandro Miranda, dal 2008 membro della cooperativa Eloísa Cartonera.


AlejandroAlejandro, quanta gente lavora per questa casa editrice? Sempre che si possa chiamare casa editrice poi…

Ah, beh, grazie…

No, ecco, non fraintendermi! Maria mi spiegava prima che effettivamente Eloísa non è solo una casa editrice, ma un progetto più grande e più ambizioso, che coinvolge anche altri piani d’azione. Una casa editrice che non si limita a fare libri, ma che utilizza un sistema di produzione sostenibile che può adattarsi a diversi ambiti di lavoro.

Eloísa Cartonera è una cooperativa, una casa editrice-cooperativa. È una casa editrice di letteratura latinoamericana che funziona come una cooperativa. Questo siamo. Poi sì, negli anni sono nati molti progetti paralleli, alcuni hanno avuto vita breve, altri invece crescono insieme a noi. Per esempio i club di lettura e l’agricoltura popolare, progetto per il quale finalmente siamo riusciti a comprare un appezzamento di terreno. In questo momento siamo sette, sette persone a far parte di Eloísa Cartonera. Sette senza contare Federico, che è molto piccolo, è minorenne, però ci aiuta più di altri qui [ride].

Però vedo che c’è un viavai continuo di gente qui in casa editrice, gente che arriva per aiutarvi, per dipingere le copertine o per proporre collaborazioni.

Sì, è vero, però questo non conta, è qualcosa di straordinario su cui non puoi fare affidamento, e noi non possiamo permetterci di dipendere da questo. A far parte del progetto siamo sette, poi ci sono altre persone che vengono per aiutare. Come voi d’altronde. Magari vi piacerebbe fermarvi qui, ma a un certo punto avrete un aereo da prendere, purtroppo. In ogni caso è vero, siamo pochi, ma per la verità non potremmo essere di più. Riusciamo a malapena a sostenerci così, lavorando tutti i giorni, dividendoci i compiti. Non mi sto lamentando: viviamo del nostro lavoro, aiutiamo a diffondere un sistema di produzione e distribuzione alternativo, e tutto questo in uno dei quartieri più scombinati del mondo. La Boca è la nostra casa, e un progetto del genere non poteva che nascere qui, in mezzo agli immigrati che vengono da tutto il mondo. Io, per esempio, sono cileno, ma La Boca mi ha adottato. E poi la letteratura che leggevo e amavo in Cile è la stessa che si ama e si legge qui. Non è come in Europa, qui la lingua ci unisce.

A proposito, raccontaci qualcosa della linea editoriale di Eloísa.

Eloísa Cartonera pubblica solamente letteratura latinoamericana. Autori conosciuti come Julio Cortázar, Rodolfo Fogwill, Ricardo Piglia, autori sconosciuti, esordienti, alcuni recuperi dal passato… Però tendenzialmente ci limitiamo alla letteratura contemporanea.

E ci sono autori che hanno pubblicato prima qui e poi sono arrivati a case editrici più grandi?

Certo, è come nel calcio: prima giocano in una squadra piccola e poi, se sono bravi, se sono molto bravi, vengono presi da squadre più importanti. Qui è lo stesso: Eloísa scopre molti talenti, e in effetti non sono pochi gli scrittori che hanno cominciato qui da noi per poi pubblicare in case editrici molto più grandi. Un esempio su tutti, Washington Cucurto, che però ha una storia particolare, visto che è stato proprio lui, insieme a Javier Barilaro, a gettare le basi della casa editrice cartonera.

E per i diritti come funziona?

Da noi non esistono i diritti, non esiste proprio la figura del diritto qui. È un permesso. Non c’è nessun documento firmato, non c’è denaro, non c’è niente. È tutto un accordo a parole [“Parole, parole, parole” canticchia in italiano].

Ma quindi gli scrittori non guadagnano nulla, è un po’ strano.

No, non ricevono denaro, e neanche noi. È tutto a parole: “Vorrei pubblicare questo libro”, “Va bene”, “Prendi”. Ovvio, l’autore mantiene i diritti sul libro, e quindi quando vuole può scegliere un nuovo editore, fare un film. Può fare quello che vuole. E se mi stai per chiedere perché lo fa, beh, è evidente. Eloísa Cartonera è una piccola casa editrice ma è molto nota, e per uno scrittore che stenta a farsi conoscere può essere la vetrina migliore. Per quanto riguarda gli scrittori famosi, invece, è una cosa diversa: alcuni sono amici di Cucurto, altri hanno semplicemente sposato il progetto e sono stati ben felici di regalarci alcuni racconti inediti.

Un’altra cosa: mi sembra che in catalogo abbiate moltissimi libri di poesia. Te lo chiedo perché in Italia non è facile trovare un editore che pubblichi con costanza libri di poesia, a parte rare eccezioni.

Certo, sì, più o meno la metà dei titoli. Metà poesia, metà narrativa. Cerchiamo di equilibrare il più possibile le uscite. In Argentina ultimamente si legge molta poesia, c’è una grande tradizione certo, e un’attenzione verso poeti che fino a poco tempo fa sembravano completamente dimenticati. Penso ad esempio a Luis Luchi.

[A questo punto Alejandro indica verso la strade e dice: “Guarda quel tizio, somiglia a Tomás Eloy Martínez”].

A proposito di Eloy Martínez: in un articolo uscito su “La Nación” qualche tempo fa, proprio Eloy Martínez scrive che Eloísa Cartonera ha fatto, per le persone emarginate della società di consumo, molto più dei politici che si sono avvicendati al potere. Che accordi avete con i cartoneros?

Neanche a loro paghiamo i diritti [ride]. Il cartone di cui abbiamo bisogno per le copertine lo compriamo solo dai cartoneros, e a loro paghiamo più degli altri acquirenti di cartone, molto di più. Li paghiamo per cassa e non al chilo, e questa è una differenza enorme. E poi preferiamo comprarlo ogni giorno da una persona diversa, così possono beneficiarne tutti.

Quello di Eloísa è un modello di produzione e di collaborazione molto originale, però negli anni moltissimi progetti simili sono nati sul vostro esempio. Siete contenti di questo?

Uh, sì, ormai sono veramente tanti. Trecento, forse più, e in tutto il mondo: molti in America latina, ma ormai nascono progetti simili anche in Europa, Asia, Africa. E non possiamo che esserne contenti.

Però Eloísa è il primo. È speciale.

Sì, è la prima. “La prima cosa bella” [in italiano].

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