L’editor e traduttore Dave Hayson descrive il ritorno in auge del genere naturalistico, dai poeti solitari del passato alle più oscure sfumature distopiche che tingono la scrittura contemporanea.

di Dave Haysom, “Chinadialogue”, traduzione di Cecilia Raneri.

 

La scrittura naturalistica in Cina ha radici profonde. Agli inizi del quinto secolo d.C., poeti come Tao Yuanming (陶渊 明) esaltavano i benefici di un’esistenza semplice e agreste, rinunciando alla rozza volgarità della vita di corte in favore dell’onesto lavoro nei campi, del buon vino e dell’interminabile contemplazione dei crisantemi – secondo l’immagine che per molti rappresenta l’archetipo del poeta cinese classico. Eppure si tratta di un’area della letteratura che è sempre stata molto esposta all’impollinazione da parte degli scrittori occidentali. Mentre stavamo preparando il numero di “Pathlight” dedicato alla natura, la figura che spuntava fuori a ogni passo, barbuto e vagamente maleodorante, era Henry David Thoreau.

Lo spirito dell’eremita trascendentalista del Massachusetts del diciannovesimo secolo potrebbe ancora soffrire per le stroncature alle quali è stato recentemente sottoposto sul “New Yorker” da Kathryn Schulz (che ne ha deriso “l’ipocrisia, la bigotteria, il rigido ascetismo e l’aria di superiorità”), ma può trovare un po’ di conforto nell’influenza esercitata dalla sua opera in Cina.

 

waldenWalden[1], il racconto autobiografico per antonomasia sulla vita nella natura scritto da Thoreau, è stato tradotto per la prima volta in cinese da Wu Mingshi (吴明实) nel 1978[2], ma la versione che è stata poi considerata definitiva è la traduzione di Xu Chi (徐迟) del 1982[3]. Da quel momento in poi sono state pubblicate altre trentatré traduzioni in cinese dell’opera.

A sua volta, Thoreau era stato influenzato dal pensiero cinese, dopo essere stato introdotto all’opera di Confucio e di Mencio da Ralph Waldo Emerson. Nei decenni successivi alla fondazione della Repubblica popolare cinese, lo spirito anticapitalista di Thoreau gli valse l’approvazione degli studiosi – ma furono il suo scontroso individualismo e l’amore per la natura a ispirare una generazione di giovani poeti nell’atmosfera relativamente liberale della metà degli anni ottanta.

 

Questo Thoreau ha cervello

Non c’è nient’altro nelle sue mani

Prende un rametto

E il rametto mi colpisce

Mi colpisce forte

Come mi colpisce la primavera.

da This Thoreaus Got Brains[4] di Hai Zi (1986), tradotto in inglese da Ye Chun.

 

Hai Zi (海子) è diventato un simbolo della sua generazione. I suoi componimenti poetici, scritti durante un turbine di produttività durato cinque anni, sono distese di campi di grano zuppe di sole, dove l’autunno non finisce mai. La loro apparente semplicità trasognante cela in realtà una profonda poeticità; vi si annidano immagini inaspettate (la luna è una scimmia bianca; le dita sono candele congelate), le quali spesso provocano un’inquietante svolta malinconica. La poesia del suo caro amico Luo Yihe (骆一禾) prendeva simile ispirazione dalla natura – nonostante la sua opera risulti più opaca, rivestendo gli elementi naturali (neve, fiumi, pioggia) con elementi viscerali (sangue, carne, ossa), in forme che si sottraggono a facili interpretazioni.

Un altro scrittore a loro vicino, Wei An (苇岸), nel suo saggio Thoreau and I[5] scrive di come abbia riempito diverse risme di appunti con le sue impressioni su Walden dopo averne ricevuto una copia da Hai Zi nel 1986. Non sono state solo le idee di Thoreau a colpirlo, ma anche il suo uso del linguaggio. “Ciò che alla fine mi ha fatto volgere dalla poesia verso la prosa è stato il Walden di Thoreau”, ha scritto. “Quando ho letto questo libro impareggiabile, ho sentito con gioia che il mio amore per esso superava quello per qualsiasi poesia”.

Ma il poeta che sembra aver fatto lo sforzo maggiore per emulare il modello di isolamento autosufficiente di Thoreau è stato Gu Cheng (顾城). Eliot Weinberger racconta come Gu Cheng e sua moglie Xie Ye (谢烨) avessero tentato di costruirsi una vita autosufficiente dopo essersi trasferiti in Nuova Zelanda nel 1988.

La coppia si trasferì in una casa fatiscente, senza elettricità né acqua corrente, a Waiheke, una piccola isola nella baia di Auckland. Il tentativo di Gu Cheng era riconquistare il paradiso della sua infanzia. Raccolsero molluschi, radici e bacche – Gu non voleva che Xie Ye cucinasse – e finirono con lo stare male per aver mangiato le cose sbagliate; preparavano involtini primavera e contenitori di terracotta grezza che cercavano di vendere in un mercato locale.

La loro vita rurale non fu per niente idilliaca, e finì in tragedia: nel 1993 Gu Cheng uccise Xie Ye con un’ascia, per poi impiccarsi. A quel tempo anche Hai Zi e Luo Yihe erano morti: Hai Zi si era suicidato nel 1989 buttandosi sotto un treno (lasciando la sua copia di Walden nella borsa abbandonata accanto ai binari); Luo Yihe morì di emorragia cerebrale solo qualche mese dopo, apparentemente a causa dello sforzo dovuto all’impegno editoriale per mettere in salvo l’eredità poetica di Hai Zi. Wei An morì di cancro al fegato nel 1999.

Le loro morti premature sembrano aver relegato questi poeti dietro le quinte della storia – ma molti dei loro contemporanei sono ancora tra noi, e producono ancora poesia che si impegna ad affrontare quegli stessi temi. L’anno scorso Ouyang Jianghe (欧阳江河) ha pubblicato Phoenix[6], un breve poema epico composto da quattrocento versi, nel quale le difficoltà spirituali e ambientali dovute al febbrile sviluppo della Cina prendono corpo nella colossale scultura aviaria dell’artista Xu Bing (徐冰). L’eclettico scrittore, artista, editor e film maker Ou Ning (欧宁) è forse la figura più vicina a Thoreau che si possa trovare nella Cina contemporanea, poiché ha fondato la sua propria comune rurale a Bishan, Anhui; come parte del New Rural Reconstruction Movement.

Xi Chuan (西川) era un compagno di classe di Hai Zi e Luo Yihe, e dopo le morti dei suoi amici è passato dalla poesia lirica a un più libero stile di prosa poetica, nel quale la natura viene raramente idealizzata.

china_2“Gli alberi origliano gli alberi, gli uccelli origliano gli uccelli, quando una vipera si irrigidisce e attacca un passante lei stessa diventa umana… La verità non può essere di tutti, i pensieri senza eco sono difficili da cantare”.

da Exhor[ta]tions[7] di Xi Chuan.

Come osserva Jennifer Kronovet: “Questa non è poesia naturalistica, eppure lo è”.

 

 

Fantascienza ambientale

Il romanziere Liu Cixin (刘慈欣) è nato nel 1963 – lo stesso anno di Xi Chuan – ma nel 1989 si trovava ad anni luce di distanza dalla scrittura, a lavorare come programmatore di computer in una centrale elettrica nella sperduta città rurale di Shanxi. Oggi Liu è considerato il padre della fantascienza in Cina, e sono proprio gli scrittori di fantascienza coloro che stanno producendo alcune delle più interessanti opere a sfondo ambientalista. L’autore di Pechino Chen Qiufan (陈楸帆), per esempio, ha ambientato il suo romanzo più conosciuto, The Waste Tide[8], su un’isola fatta di rifiuti elettronici, mentre il suo racconto The Smog Society[9] esplora l’impatto psicologico e fisiologico del vivere nell’inquinamento.

Tao_Yuanming

Tao Yuanming

Per questi autori c’è un’altra figura che fa da punto di riferimento più accessibile rispetto a Thoreau: Rachel Carson, la cui opera del 1962, Silent Spring[10], ha aperto gli occhi del mondo sui pericoli dei pesticidi sintetici. La trama principale di The Three-Body Problem[11], la prima parte della trilogia epico-fantascientifica di Liu Cixin, inizia con un personaggio di nome Ye Wenje che viene portato davanti a un tribunale per aver letto una traduzione cinese non autorizzata di Silent Spring nel 1969. Mentre le Guardie rosse radono al suolo la foresta intorno a loro, la concezione del mondo di Ye viene profondamente alterata:

“L’uso dei pesticidi era sempre sembrato a Ye una cosa normale, appropriata – o quanto meno neutrale – ma il libro di Carson le permise di vedere come, dalla prospettiva della Natura, il loro uso fosse indistinguibile da quello della Rivoluzione culturale, e altrettanto devastante per l’ambiente”.

Più avanti nel libro, Ye incontrerà un ambientalista americano di nome Mike Evans, che le spiegherà la sua visione di un “Comunismo di tutte le specie” nel quale le vite di tutte le creature hanno uguale valore. Il suo sogno dall’età di 13 anni, le dice, era salvare dall’estinzione alcune specie neglette – un brutto tipo di uccello, per esempio, o “uno scarabeo del quale nessuno si fosse mai accorto” o “una farfalla grigia”.

Le farfalle compaiono in tutta l’opera dello scrittore, entomologo e attivista ambientalista Wu Ming-Yi (吴明益).

In Death is a Tiger Butterfly[12], la sua riflessione profondamente commovente sulla mortalità e l’oblio,writing_china Wu cita una lettera di Rachel Carson nella quale l’autrice racconta di quando ha osservato la migrazione delle farfalle monarca nel Maine.

Più avanti nel testo descrive una foresta nella quale “a ogni ramoscello, a ogni cavità di ogni albero, a ogni ago di pino erano appesi nugoli di farfalle monarca irrigidite” – congelate a morte a causa della scomparsa del loro habitat migratorio.

Tecnicamente, il romanzo di Wu potrebbe non essere ritenuto propriamente fantascientifico, ma il suo libro, The Man with the Compound Eyes[13], si è guadagnato le lodi di una vera e propria luminare del genere come Ursula K. Le Guin, la quale ha definito l’opera “un nuovo modo di raccontare la nostra nuova realtà”. I suoi due personaggi principali sono la docente universitaria di Taiwan, Alice Shih, che all’inizio del libro medita il suicidio mentre osserva il livello del mare salire intorno alla sua casa sulla spiaggia; e Atile’i, un giovane proveniente dalla remota isola di Wayo Wayo, nel Pacifico. Il racconto della vita sull’isola non è certo idealizzato. Il trasporto per la preziosità della natura è immediatamente seguito dalla descrizione dello stato di costipazione in cui versano gli abitanti dell’isola come conseguenza della loro dieta ricca di sale. In quanto secondogenito, Atile’i è destinato ad andarsene dall’isola a bordo della sua talawaka, una sorta di canoa da lui stesso costruita – ma quando lo fa si ritrova arenato in un vortice di spazzatura, un vasto agglomerato di un tipo di immondizia che non aveva mai visto prima. Riesce a vivere usando le risorse dell’isola artificiale, ma si ritrova circondato da animali marini morti che sono stati avvelenati dalla massa tossica.

“Quando il cielo si schiarì, Atile’i fu sorpreso di trovare una lunga ombra scura stesa sul mare come un nastro. La raggiunse a nuoto per vederla più da vicino. Il nastro era fatto di cadaveri di farfalle, che erano arrivate galleggiando fino a lì da chissà dove”.

Nelle interviste, Wu Ming-Yi ha parlato del bisogno, da parte degli scrittori, di resistere alla tentazione di ritirarsi nei propri studi, di dare le spalle al mondo esterno in favore del tipo di tranquillo isolamento del quale Tao Yuanming è ormai diventato l’emblema. È da un pezzo in prosa scritto da Tao che deriva l’equivalente tradizionale cinese della parola “utopia” – “la primavera dei fiori di pesco”. Nella Cina di oggi è una sfumatura più scura di distopia a caratterizzare il lavoro di questi autori – come Wu Ming-Yi, Liu Cixin e Chen Qiufan – che continuano a rivolgere il loro sguardo verso l’esterno.

 

 

 

 

[1] Henry David Thoreau, Walden. Or Life In The Woods, Ticknor and Fields, Boston 1854; Walden, traduzione di Guido Ferrando, Luigi Battistelli, Firenze 1920.

[2] Henry David Thoreau, Walden, traduzione di Wu Mingshi, World Publishing Corporation, Pechino 1978.

[3] Henry David Thoreau, Walden, traduzione di Xu Chi, Jilin People’s Publishing House, Changchun 1982.

[4]    www.drunkenboat.com

[5] Wei An, Thoreau and I, traduzione di Eleanor Goodman, “Pathlight. New Chinese Writing”, Foreign Languages Press Co, Beijing 03.IV.2015.

[6] Ouyang Jianghe, Phoenix, traduzione di Austin Woerner, Zephyr Press, Brookline 2015.

[7] Xi Chuan, Exhor[ta]tions, in Notes on the Mosquito. Selected Poems, traduzione di Lucas Klein, New Directions, New York 2012.

[8] Chen Qiufan, The Waste Tide, Changjiang Literature and Art Press, Wuhan 2013.

[9] Chen Qiufan, The Smog Society, traduzione di Ken Liu e Carmen Yiling Yan, “Light Speed Magazine” n.63, VIII.2015.

[10] Rachel Carson, Silent Spring, Houghton Mifflin Company, Boston 1962; Primavera silenziosa, traduzione di Carlo Alberto Gastecchi, Feltrinelli, Milano 1963.

[11] Liu Cixin, The Three-Body Problem, “Kehuan Shijie”, maggio-dicembre 2006; Chongqing Publishing House, Chongqing 2008; traduzione di Ken Liu, Tor Book, New York 2014.

[12] Wu Ming-Yi, Death is a Tiger Butterfly, traduzione di Darryl Sterk, “Pathlight. New Chinese Writing”, ottobre 2015.

[13] Wu Ming-Yi, Fu yan ren, Summer Festival Press, Taipei 2011; The Man with the Compound Eye, traduzione di Darryl Sterk, Harvill Secker, Londra 2011.

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