La letteratura “ben fatta” di oggi disprezza i sentimenti radicali.
di José Castello, “Rascunho”, traduzione di Cecilia Raneri.
Mi inquieta una certa tendenza burocratica – la scrittura intesa come un “dovere da compiere”, un “compito per casa” – che vedo nella letteratura brasiliana contemporanea. Romanzi ben fatti, messi insieme con competenza, revisionati con tenacia – ma vuoti. Questo, di fatto, mi disturba. Credo che sia, prima di tutto, una deformazione prodotta dal mercato. Autori che scrivono per compiacere gli editori. Per arrivare nelle classifiche dei più venduti. Per mettere in pratica un cosiddetto “stile internazionale”. Nella sciocca speranza di accaparrarsi rapidamente traduzioni e adattamenti. In sintesi: per “compiere la missione” e poi esibire il titolo di “professionista”.
Ho sempre pensato che letteratura e competenza si escludessero a vicenda. Non perché “ben fatto” un romanzo conquista il lettore. Non si tratta di determinazione o di dedizione. La letteratura non ha nessun legame con il rispetto delle regole. Seguo quotidianamente la produzione letteraria di oggi e così, mentre rovisto nella mia biblioteca, il caso mi porta a Os últimos dias, una raccolta di testi di Lev Tolstoj, pubblicata da Penguin-Companhia das letras nel 2009[1].
Sempre guidato dal caso, apro il libro a pagina 95, proprio dove si trova un breve passaggio di Che cos’è l’arte?, libro che Tolstoj pubblicò nel 1897. La traduzione [in portoghese] è di Anastassia Bytsenko.
Un’idea salta all’occhio immediatamente: quella del “contagio”. Sì, noi ci avviciniamo veramente a un libro non grazie alla “dedizione”, ma per “contagio”, sostiene Tolstoj.
“Proprio su questa idoneità degli uomini a lasciarsi contagiare dalle sensazioni altrui si fonda l’attività dell’arte”[2].
La letteratura “ben fatta” – come un abito ben tagliato – può soddisfare le nostre aspettative di correttezza, di eleganza e anche di forma impeccabile. Ma semplicemente non ci conquista, non riesce a trascinarci. Conquistare significa strapparci con violenza da una certa stagnazione. Il mondo contemporaneo – veloce, agitato, iperattivo – tende, invece, alla stagnazione e al caos. E noi abbiamo bisogno dell’arte (della letteratura) per svegliarci.
Tolstoj continua parlando dell’arte in generale: “Se appena agli spettatori o agli ascoltatori si comunica la stessa sensazione che ha provato il compositore, anche questa è arte”. C’è nell’arte (nella letteratura), infatti, un movimento di comunicazione. Non lo scambio diligente, formale e coerente di messaggi oggettivi, ma uno scambio sregolato di impulsi e soprassalti. Di nuovo: il contagio. Scrive Tolstoj:
“E, ciò che più importa, [l’arte] non è godimento; ma è un mezzo di comunicazione che riunisce gli uomini accomunandone le sensazioni, ed è necessario alla vita e al progresso verso il bene del singolo uomo e dell’umanità”.
Vedo la letteratura come una specie di spinta. Qualcosa che ci toglie dal nostro posto – e quel qualcosa è un libro. Che ci agita e ci turba. Eppure, la letteratura “ben fatta” di oggi disprezza questi sentimenti radicali. Cerca, al contrario, la competenza e l’equilibrio. Vuole azzeccarci – o, per lo meno, non commettere errori. Per questo diventa, tante volte, una letteratura erudita. “Per professori” – nel senso che è scritta per compiacere i maestri (editori, critici, giurati dei premi letterari, ecc.).
Insiste, ancora, Tolstoj: “Il segno che distingue l’arte autentica da quella contraffatta è indubbiamente uno: la comunicatività [‘il contagio’, nella versione portoghese, ndt]”. O il lettore viene contaminato e turbato da quello che legge, o è come se non leggesse. La letteratura assomiglia in questo a una malattia. Che provoca dolore, un inevitabile logoramento, ma che allo stesso tempo ci spinge anche in avanti. Da qui, mette in guardia Tolstoj, la necessità di separare l’arte dalla sua contraffazione:
“Per quanto un’opera sia poetica, o riproduca la realtà, o sia ricca di effetti, non può appartenere all’arte se non suscita in un uomo un sentimento tutto particolare di gioia, di unione spirituale con un altro uomo (l’autore) e con gli altri uomini (gli ascoltatori o gli spettatori) che l’abbiano parimenti recepita”.
Il contagio non avviene gratuitamente. La sua prima condizione, ci dice Tolstoj, è la “necessità interiore”. La sincerità che si esige dallo scrittore è di natura semplice: che egli scriva per sé stesso – e non per gli scaffali delle librerie o per le pagine dei giornali. Originalità, chiarezza e sincerità sarebbero, per Tolstoj, principi essenziali dell’arte. “Queste sono le tre condizioni la cui presenza distingue l’arte dalle contraffazioni, e nello stesso tempo determina il valore di ogni opera d’arte, indipendentemente dal suo contenuto”. Mi chiedo, alquanto perplesso, se gli autori contemporanei attribuiscano qualche valore alle indicazioni di Tolstoj. Sembra di no. Probabilmente saranno considerate antiche e prive di scopo. Inutili. Ebbene io le rileggo con entusiasmo e fervore. Continuo a cercare strade per liberarmi dal “congelamento” che definisce la nostra epoca. Molta agitazione – per niente. Molti passi in avanti – per tornare indietro? Molte novità – per rimanere nello stesso punto.
Forse sono molto pessimista. Tuttavia, l’idea del contagio può essere molto utile agli scrittori contemporanei. Che mettano da parte i loro progetti per raggiungere successo e consenso. Che si dimentichino, almeno un po’, dell’opinione altrui e pensino a sé stessi.
Apprezzo gli scrittori silenziosi, che lavorano serenamente sui loro scritti, quieti nel loro angolo, senza pirotecnie o chiasso.
Recentemente abbiamo perso uno scrittore – un grande poeta – che operava esattamente così: Manoel de Barros. Che forse proprio per questo, purtroppo, nonostante la sua innegabile grandezza, è stato tanto disprezzato.
[1] Edizione portoghese di Last Steps: The Late Writings of Leo Tolstoy, traduzione e cura di Jay Parini, Penguin Classics, Londra 2009, ndt.
[2] Questa come le seguenti citazioni sono tratte da Lev Nikolaevič Tolstoj, Che cos’e l’arte?, traduzione e note di Filippo Frassati, Donzelli, Roma 2010, ndt.