“Grafias” intervista Arianna Caruso della Libreria Solidaria di Valencia.

di Alvise Masto

A Valencia, alla fine del 2012, dall’iniziativa di un piccolo gruppo di volontari è nata la Libreria Solidaria AIDA Books & More, un innovativo progetto di mutuo recupero e ricommercializzazione di libri usati altrimenti destinati al macero. Non senza ostacoli e difficoltà, l’iniziativa è riuscita in breve tempo a ritagliarsi un’importante fetta di mercato.

Assicurandosi con i proventi ricavati, non solo la continuità delle attività messe in campo insieme alla vendita di libri, ma anche la possibilità di finanziare in Africa i progetti umanitari della ONG AIDA, in seno alla quale la Libreria Solidaria è nata. Abbiamo incontrato Arianna Caruso, romana trasferitasi a Valencia, che ha partecipato al progetto della Solidaria sin dai suoi primi passi.

Arianna, com’è nata l’iniziativa della Libreria Solidaria?

Faccio parte della ONG AIDA (Ayuda Intercambio y Desarrollo), cui vanno tutti i proventi della libreria che ho contribuito ad aprire e presso la quale collaboro. Inizialmente eravamo quattro gatti e con pochi libri, ci presentavamo armati di stand, poster e buone intenzioni nei mercatini locali. Sporadici ma fruttuosi, i mercatini itineranti per la città funzionavano. Lo abbiamo capito e così, noi primi volontari, abbiamo deciso di dare inizio a un piccolo business. Sin da subito abbiamo cominciato a ricevere sempre più donazioni di libri (pare che sempre meno famiglie siano interessate a conservare un patrimonio librario preferendo destinare il proprio spazio a televisori al plasma, 3D, impianti blu-ray, ecc.). Dal principio rimanevamo quasi sconcertati dalla quantità e dalla qualità delle donazioni, adesso invece ci abbiamo fatto l’abitudine e anzi a volte siamo costretti anche a rifiutarle se non abbiamo spazio disponibile in magazzino. Quando alle consuete riunioni organizzative cominciarono col non bastare più le solite otto sedie e la voglia di cooperare si fece sempre più pressante, nacque in noi uno spirito imprenditoriale e il desiderio di avere una vera e propria libreria, una libreria solidaria tutta nostra. Iniziammo così a cercare un locale, quanto più conveniente possibile: il nostro intento è sempre stato quello di ridurre al minimo i costi, per poter destinare la quota più alta dei nostri profitti ai progetti solidali. Ricordo l’esasperata ricerca che ci ha portato a vedere locali terribili, scantinati bui e umidi, posti da 15 mq in stato pietoso. Fino a quando la buona sorte non ha voluto che la famiglia di uno dei volontari non decidesse di darci in prestito un proprio locale sfitto fino a quando non avessimo trovato qualcosa di meglio. Ora siamo lì da un anno, la via non è molto trafficata ma si trova accanto al quartiere universitario e di questo ovviamente beneficia la nostra attività.

Libreria Solidaria Aida Books & More

Libreria Solidaria AIDA Books & More

Come è organizzato il ciclo delle vostre attività, dall’acquisizione alla vendita dei libri, e qual è lo scopo della vostra libreria?

Il funzionamento consiste nel ricevere donazioni spontanee di libri, esaminarle, prezzare i volumi e metterli in vendita nel nostro spazio. Invece, nei casi di libri le cui condizioni o qualità non li rendono adatti alla vendita, si dà avvio a un processo di riciclo per mezzo di un’azienda nostra collaboratrice. Queste sono le fasi principiali di un processo ben più complesso e in corso di specializzazione a cui siamo costantemente dediti. Tenuto conto che la maggior parte dei volontari non ha specifiche competenze nella gestione di un esercizio commerciale o nell’organizzazione di raccolte bibliografiche, sin dal principio abbiamo dato vita a un sistema di continua e intensa formazione e autoformazione: chi tra noi ha competenze specifiche forma gli altri in quel determinato ambito. Ad esempio uno dei nostri è bibliotecario, un’altra aveva da poco chiuso un negozio di abbigliamento, un’altra ancora lavora nel dipartimento di marketing di una grande azienda: attraverso i diversi apporti abbiamo costruito un processo di educazione vicendevole, al fine di insegnare e apprendere le basi utili alla conduzione della libreria. Un processo ancora in corso, grazie al quale miglioriamo ogni giorno, e che si ripete e consolida ogni volta che qualcuno si aggiunge al nostro progetto. Così ad oggi siamo trenta volontari che dal nulla si sono trovati a poter gestire con successo un’attività solidaria. Costantemente a contatto con un patrimonio di cui conosciamo tutto il valore ma per il quale abbiamo dovuto acquisire le conoscenze tecniche di conservazione e commercializzazione. Ogni giorno riceviamo libri di tutti i generi e in condizioni di conservazione diversissime: libri con funghi o muffe, tomi e tomi di enciclopedie (che ormai sono sempre meno amate), volumi improponibili alla vendita, testi didattici fuori mercato o libri antichi, per i quali nello specifico ci avvaliamo della consulenza di uno specialista che ci aiuta nella loro valutazione. Ogni libro deve essere esaminato e valutato per poter rispettare alti standard sia di qualità che di varietà, i quali sono fondamentali per consentirci di perseguire i nostri obiettivi solidali. Non bisogna dimenticare infatti che siamo una ONG, e in quanto tale crediamo profondamente nel progetto che portiamo avanti. Quasi tutti i mesi abbiamo riscontro pratico di come i fondi che ricaviamo dalla vendita dei libri usati vadano a sovvenzionare la nostra iniziativa in Guinea Bissau, nell’Africa occidentale. AIDA Books & More Valencia stanzia infatti finanziamenti per consentire a pazienti affetti da malattie incurabili (in prevalenza cardiopatie) il viaggio verso l’Europa, per permettere loro di operarsi presso strutture ospedaliere adeguate e poi, una volta superato il periodo di degenza e recupero, poter ritornare a casa. È questo lo scopo primario e fondante della nostra attività e del nostro impegno.

Qual è stata la risposta della città a un’iniziativa inedita e controcorrente come la vostra?

Tanto la città di Valencia, quanto il quartiere dove ci troviamo a operare così come i clienti che a noi si rivolgono hanno saputo accoglierci nel migliore dei modi e ormai ci fanno sentire sempre più indispensabili. Il nostro spazio è diventato un luogo di cultura e ritrovo: organizziamo piccoli concerti, incontri di lettura, corsi di lingua e conversazione. Nonostante la nostra attività sia cominciata solo un anno fa, siamo sempre più noti nella città e non solo. Ad esempio c’è stato un caso, uno fra i tanti, che mi ha riguardato direttamente, di una cliente venuta addirittura da Murcia, a 250 km di distanza da noi, per acquistare un volume introvabile. A noi tutto questo continua a sembrare quasi una magia, e a volte ci scopriamo a dircelo sottovoce. Come è potuto accadere? Probabilmente senza nemmeno saperlo abbiamo risposto a una necessità commerciale già presente e che non trovava sbocchi, d’altronde tutti sappiamo quanto sia poco accessibile il mercato ufficiale. Noi rispondiamo in tal modo a una domanda rimasta inevasa da parte dei grandi colossi editoriali. E anche per questo stiamo valutando di aprire una seconda libreria.

Entriamo nello specifico, hai parlato della grandissima varietà e diversificazione dei libri che vi vengono donati. Come gestite questo enorme patrimonio librario di cui entrate in possesso e in che modo riuscite a proporlo in modo efficace?

Anzitutto, non è assolutamente facile riordinare un fondo in continuo movimento, fluido e instabile. Riceviamo ogni giorno libri nuovi, altrettanti ne vendiamo giornalmente, abbiamo un magazzino in cui ci occupiamo di classificare, ordinare, scartare, riciclare, ma purtroppo non ce la facciamo ad avere un quadro completo e ben ordinato del patrimonio. Inoltre, bisogna considerare che siamo trenta volontari, e anche se il nostro scopo è quello di tendere a un’omogeneità quanto più possibile condivisa, non si potrà mai operare come uno solo, ognuno considera e stabilisce con criteri che anche se di poco possono differire fra di loro. Ci siamo dati delle ferree linee guida, e ci siamo formati in merito e continuiamo a farlo, ma non è ancora abbastanza. Inizialmente aspiravamo a avere una classificazione precisa dei titoli di cui disponevamo, delle edizioni, ecc. Ad oggi ci siamo resi conto che è un’impresa ancora lontana dal poter essere gestita con i nostri mezzi (non abbiamo un lettore ISBN, inoltre non tutti i libri seguono la medesima codificazione, ecc.) e dunque ordiniamo il magazzino a ogni turno, e mettiamo in esposizione nel negozio i libri appena ce n’è la possibilità e lo spazio. Inoltre una tantum ci chiudiamo un intero week end nella libreria a enumerare, ordinare, archiviare, organizzare e dunque classificare nel migliore dei modi questa abbondanza di opere.

Libreria Solidaria Aida Books & More

Libreria Solidaria Aida Books & More

I problemi dell’editoria contemporanea sono noti e diffusi: molti libri preziosi ma di mercato ristretto vanno rapidamente e spesso irrimediabilmente fuori catalogo, le biblioteche dispongono di budget sempre più limitati per aggiornare la loro offerta mentre il monopolio delle grandi case editrici e delle catene librarie della grande distribuzione tolgono sempre più spazio alle librerie indipendenti col rischio di un’offerta sempre più omogenea e conformata agli standard commerciali. La vostra iniziativa persegue invece un indirizzo completamente diverso che alla prova dei fatti risulta vincente e concede ai lettori un’offerta di titoli che altrimenti sarebbe di difficilissima reperibilità.

Come ho accennato, credo che la nostra libreria risponda a un’esigenza ormai esplicita del lettore odierno. Mentre la grande circolazione dei libri è ormai guidata dalle scelte delle grandi case editrici, noi riceviamo continuamente richieste di libri fuori stampa, richieste di titoli non più editi, e sappiamo che vi è un solido circolo di scambio interno tra questo tipo di pubblico letterario, un pubblico che entra in contatto e si incontra anche grazie al nostro spazio, che si informa e si interroga al fine di trovare ciò che sta cercando. La nostra capacità di riuscire spesso a soddisfare questo tipo di cliente è uno dei motivi per i quali adoro AIDA Books. Ci impegniamo costantemente in ricerche specifiche per i nostri clienti, a ogni nuova donazione confrontiamo i titoli arrivati con quelli segnati nella nostra lista di richieste. Ci rendiamo conto che le richieste che ci giungono sono sì indirizzate a ritrovare l’autore poco noto ma spesso sono formulate anche per i libri imposti dalla scuola. È infatti di estremo rilievo sottolineare che, accanto al lettore colto, attiriamo allo stesso tempo il lettore principiante, troppo giovane o troppo pigro per recarsi in libreria, o comunque anche chi non è disposto a investire nella lettura il costo degli acquisti quotidiani al supermercato, e chi infine è ancora meno attratto da quel luogo strano e silenzioso chiamato biblioteca. Tutte queste tipologie di lettori inespressi sono attratte dai prezzi bassi e dalle attività gratuite che offriamo. Capiamo così che vi è una silenziosa rete di lettori inquieti, ma anche di potenziali lettori, cui diamo spazio e modo di conoscersi e di incontrare quella moltitudine di autori che la nostra libreria riunisce senza discriminazioni.

Come hai vissuto dal punto di vista umano e professionale questa esperienza a Valencia? E secondo te avresti avuto le stesse possibilità in Italia?

Il progetto e farne parte “me encanta”, come si direbbe qui. Ho sempre avuto una forte propensione al lavoro con le fonti, i testi, la parola scritta, e dopo l’esperienza universitaria di lavoro nelle biblioteche sapevo che in libreria, ancor più in una libreria di questo tipo, mi sarei sentita a mio agio. Umanamente è poi splendido collaborare con compagni di età, estrazioni e nazionalità diverse, che sono sempre pronti a rispondere all’unisono quando necessario e ai quali sono unita dalla condivisione di un progetto. Sto imparando molto, è per me una dimensione nuova nella quale sento forte e costante l’importanza della cooperazione, la volontà di raggiungere un obiettivo con un mezzo importante quale è la libreria, che in senso lato vuol dire cultura. Vedere come sta evolvendo, come noi tutti stiamo crescendo in questo progetto, e sapere che stiamo pian piano diventando esperti mi affascina, diverte e rende anche incredula. Non mi sento ancora una professionista, assolutamente no, ma poi quando sono lì e mi guardo intorno, penso: “Funziona!”. Costi ridotti al minimo, ottimizzazione dei guadagni, grazie a cose che gli altri non vogliono più. E queste cose sono libri. Creiamo ricchezza che destiniamo dove pensiamo sia più necessaria, e continuo a ripetermi che è una cosa meravigliosa che la fruizione culturale possa generare profitti e che questi possano andare a finanziare progetti umanitari. Si tratta di un modello economico a mio modo di vedere da riproporre e far affermare ovunque. Non so se avrei avuto la stessa possibilità nella città da dove provengo, ma credo che le possibilità bisogna cercarsele, crearsele da sé. Anche se burocraticamente la Spagna ha un funzionamento molto più agile rispetto all’Italia, dal punto di vista dell’offerta e della risposta commerciale sono convinta che anche in Italia sia presente questo tipo di richiesta inascoltata. Quello che forse manca nella realtà romana, l’unica di cui mi sento di poter parlare, è l’entusiasmo. Non voglio ripetere un discorso sentito più e più volte, ma l’energia e la determinazione che ho trovato a Valencia non ho avuto la sorte di vederle nella mia amata città natale.

 

 

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