di Tiffany Tsao, “Asymptote Journal”, traduzione di Innocenzo Falgarini.

 

In occasione del quarto anniversario di “Asymptote”, rivista di letteratura mondiale,  abbiamo deciso di tradurre questo articolo della corrispondente editoriale Tiffany Tsao che parla di letteratura indonesiana e di come “Asymptote” si stia adeguando a un nuovo, variegato concetto di “letteratura mondiale”.

“Asymptote”ha una missione: far conoscere non solo le voci letterarie di una vasta gamma di paesi, ma il maggior numero di voci all’interno di ogni singolo paese. Ed è qui che entrano in gioco i nostri venti e più corrispondenti editoriali da ogni parte del globo, da Cuba fino ad arrivare in Cina. Il loro obiettivo? Scovare mondi che si annidano dentro altri mondi e che altrimenti resterebbero invisibili.

scrive Lee Yew Leong, direttore editoriale di “Asymptote

 

“Letteratura mondiale” è una formula densa di significati e con una posta in gioco molto alta. È un’espressione che promette grandi cose: un accesso alla letteratura, in lingue straniere, di popoli con i quali non si ha familiarità e che abitano in terre lontane. “Letteratura mondiale” promette di svelare la sorprendente diversificazione del globo attraverso la scrittura.

La sua messa in pratica, però, rischia di generare l’effetto contrario: semplificare, anziché diversificare; ridurre, invece che arricchire. Alcuni scrittori si atteggiano a portavoce di un’intera nazione, di un gruppo etnico o perfino di un continente: a volte un solo romanzo ha la pretesa di rappresentare la cultura letteraria e popolare – di per sé pluristratificata e in continuo cambiamento – di un determinato contesto. Una prospettiva così semplicistica allarma tanto gli scettici quanto i fautori di una letteratura mondiale e (ahinoi) anche il tentativo più benevolo di evitarla può rivelarsi inutile.

batick indonesiaNel panorama narrativo internazionale, la letteratura indonesiana va facilmente incontro al rischio della banalizzazione, soprattutto perché è oggetto di attenzioni relativamente scarse (si spera che quest’anno qualcosa cambi, dato che l’Indonesia sarà l’ospite d’onore alla prossima Fiera del libro di Francoforte).

Ma anche chi va fiero della propria buona disposizione nei confronti della letteratura mondiale ha difficoltà a fare il nome di qualche altro scrittore indonesiano che non sia Pramoedya Ananta Toer. E questo è un problema di non poco conto, quando si parla di una nazione che non solo è la quarta tra le più popolate al mondo, ma ha cominciato a considerarsi “nazione” (e non un insieme di popoli sparsi in qualche migliaio di isole) solo agli inizi del ventesimo secolo.

Bisogna poi considerare che il concetto di diversità non riguarda soltanto la lingua e l’appartenenza etnica. Identità ed espressione si basano sull’incontro di innumerevoli altri fattori (status sociale, condizioni economiche, religione, orientamento sessuale, genere, ideali politici, ecc.) e Pramoedya Ananta Toer non è che una coscienza tra le tante: non ininfluente, certo, ma neppure rappresentativa di tutta la letteratura indonesiana (del resto, una stella, per quanto splendente, non può fare un’intera galassia).

Forse non è un caso, allora, che una delle prime opere in lingua indonesiana ad apparire su “Asymptote” (aprile 2013) sia stata una poesia che ha come protagonista Eva (senza Adamo). [qui l’originale in lingua indonesiana]

La poesia di Avianti Armand ci proietta in un Eden insolito, del tutto estraneo a quello di cui parla la Genesi: un Eden in cui “la donna esiste, / il serpente esiste e il giardino dell’Eden esiste” (un’altra traduzione potrebbe suonare più o meno così: “la donna è presente, / il serpente è presente, il giardino dell’Eden è presente”) e in cui l’uomo non compare. È lì, da qualche parte (un angelo dice di averlo visto indaffarato ad assegnare nomi alle cose qua e là), ma “non lo si può vedere da nessuna parte” (o, quantomeno, né la donna né il lettore possono vederlo). È probabile che sia Eva quella che “non esiste. Come una cosa appena fatta, / è ancora senza nome”.

Eppure il poeta le dà un nome – Eva – e, secondo la stessa logica, toglie all’uomo (ossia colui che per definizione assegna i nomi) l’esistenza: per lei (e per noi) è lui che rimane senza nome per l’intera durata del componimento. Tratta da una serie di rielaborazioni poetiche delle figure femminili dell’Antico Testamento, Donne dal nome cancellato [Perempuan Yang Dihapus Namanya è il titolo originale in lingua indonesiana, ndt], Eva ci ricorda che esistono altre realtà, anche quando non sono tradotte in parole: noi ne prendiamo consapevolezza solo dopo che sono state tradotte.

L’anno è appena iniziato e “Asymptote” continua a fornire ai propri lettori nuovi spunti sugli svariati mondi della letteratura indonesiana. Per il nostro numero di gennaio 2015, sono lieta di lavorare con Laksmi Pamuntjak, scrittrice brillante e versatile, alla traduzione del suo saggio su Nh. Dini, autrice di romanzi che trattano la sessualità e le aspirazioni femminili in maniera audace e controversa e che per questo hanno contribuito ad aprire la strada ai coraggiosi esperimenti letterari della nuova generazione di scrittrici indonesiane.

Come la Eva di Avianti Armand, la narrativa di Nh. Dini affronta il tema dell’essere donna. Tuttavia, osserva Laksmi Pamuntjak, il suo costante concentrarsi su sé stessa porta il lettore in un mondo ancora più piccolo e angusto: un mondo basato e tarato sulle esperienze strettamente personali dell’autrice al punto tale da far sparire dall’orizzonte l’Indonesia. Un giardino senza uomini nel giardino di un uomo, una coscienza che non guarda all’Indonesia e che, però, rientra nei canoni letterari indonesiani: chissà quante meraviglie inaspettate e quante contraddizioni avremo ancora modo di scoprire.

E siccome “Asymptote” volge al suo quinto anno di vita, ci auguriamo di trattare sempre più argomenti e di farlo sempre al meglio.

 

Tiffany Tsao è corrispondente editoriale per “Asymptote”. I suoi romanzi e le sue poesie sono apparse su “Transnational Literature”, “Lontar” e nella raccolta Contemporary Asian-Australian Poets (Puncher & Wattmann, 2013). Sta scrivendo un romanzo ambientato tra l’Indonesia e la California e un libro sulla letteratura contemporanea del Kalimantan orientale. È dottore di ricerca per la cattedra di inglese presso l’Università della California, Berkeley.

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