Le molteplici facce dell’editoria francofona, le proteste degli scrittori francesi contro la riforma del diritto d’autore e infine il ruolo dei traduttori secondo Laurence Kiefé, presidente dell’Association des Traducteurs Littéraires de France, dal Salone del libro di Parigi.
di Cecilia Raneri
Dal 20 al 23 marzo si è tenuto a Parigi il Salon du Livre, la principale fiera internazionale del libro di Francia. Nonostante le dimensioni non molto estese (la fiera di Torino occupa, per intenderci, un’area circa due volte superiore), il Salon du Livre ha espresso le molteplici facce dell’editoria francese e francofona, dedicando moltissimo spazio anche alle regioni interne della Francia, come la Normandia, la Bretagna, la Borgogna, l’Aquitania e il Rodano-Alpi. A ognuna di esse è stata infatti riservata un’area propria, nella quale risultavano riuniti, in tutti i casi, un cospicuo numero di editori indipendenti.
Sempre sul versante francofono, inoltre, tra gli espositori figuravano le ex colonie francesi – Libano, Algeria, Repubblica di Guinea, Costa d’Avorio – e la provincia francofona del Québec.
Anche fuori dal territorio d’influenza della Francia, si è potuto contare su un folto numero di espositori provenienti da Cina, Europa e Sud America, questi ultimi rappresentati in particolare dall’ospite d’onore del Salone, il Brasile. Vi erano inoltre gli stand delle due città ospiti dell’edizione di quest’anno, le polacche Cracovia e Wroclaw (Breslavia).
Durante tutta la durata del Salone non sono mancati incontri di discussione sui temi dell’editoria tradizionale, e sulla possibilità di un suo futuro declino a favore di libri e riviste digitali, così come ci si è concentrati sulle misure per il rilancio della lettura.
Al padiglione dell’ospite d’onore, i principali temi di discussione hanno riguardato invece la diffusione della cultura brasiliana fuori dei confini del paese e i rapporti Brasile-Francia per quanto concerne le traduzioni reciproche e la diffusione delle rispettive culture nazionali attraverso la letteratura e la poesia.
Naturalmente non è stata solo la letteratura in senso stretto a tenere banco al Salon du Livre.
Fra gli stand tematici, nell’area dedicata ai più giovani – nella quale fra l’altro si aggiravano personaggi fantastici, guerrieri con elmo e armatura o misteriose volpi umane a sette code che sembravano uscite direttamente dalle pagine di un graphic novel – si sono svolte numerose letture e interpretazioni dedicate alla letteratura per ragazzi, sempre accompagnate da un discreto seguito.
Numerosi poi gli espositori di libri sulla pittura, la fotografia e l’arte in genere. Così come non poteva mancare un’area totalmente dedicata alla gastronomia e alla cucina, nella quale la facevano da padrone i libri di ricette firmati dagli chef più in voga del momento.
Ampiamente rappresentate poi le associazioni legate a diverso titolo al mondo del libro e della lettura. Tra queste l’ABBE (Association Bibliothèque Braille Enfantine), una biblioteca impegnata a raccogliere testi scritti in lingua Braille per i bambini portatori di disabilità visiva di età compresa tra i quattro e i dodici anni, il CPE (Conseil Permanent des Écrivains), l’ente che raggruppa diciassette tra sindacati e associazioni di autori e illustratori, e la ATLF (Association des Traducteurs Littéraires de France).
Proprio il CPE ha guidato sabato 21 marzo una marcia all’interno del Salon du Livre per manifestare in favore di una più equa distribuzione, nei confronti degli autori, dei profitti ricavati dalla vendita dei libri.
A seguito di una riforma attuata nel maggio del 2014, i due terzi degli autori francesi percepiscono meno del 10% in diritti d’autore sul prezzo di copertina dei libri cartacei. Tra questi, un autore su cinque viene remunerato con un tasso inferiore al 5%, in particolare nel caso degli scrittori di libri per bambini e ragazzi. Gli stessi autori nel 2013 percepivano invece una somma pari a circa il 15% del prezzo di copertina delle loro opere (si vedano in merito “Le Monde Culture”, 21/3/2015; “ActuaLitté”, 21/3/2015).
Per questo, al grido di “Pas d’auteurs pas de livres” (“Niente autori niente libri”) e “Pas d’auteurs pas de lecteurs” (“Niente autori niente lettori”), un capannello composto da circa trecento persone capeggiato da Vincent Monadé, presidente del CNL (Centre National du Livre), ha “marciato” sul Salone del libro accompagnato da un coro di fischietti e crécelle, con lo scopo di sensibilizzare il pubblico e stimolare una riflessione sull’attuale trattamento riservato agli autori nel mondo editoriale francese ed europeo.
La manifestazione si è conclusa con un discorso tenuto da Valentine Goby, presidente del CPE, sulla necessità degli autori di rivendicare i propri diritti sia in Francia che a livello europeo. Il CPE ha inoltre presentato una lettera aperta sull’argomento firmata da più di 1740 autori.
Tra i partecipanti più attivi alla manifestazione vi era l’Associazione dei traduttori letterari di Francia.
Laurence Kiefé, la presidente dell’ATLF, spiega a “Grafias” che l’obiettivo della sua associazione è: “Difendere gli interessi dei traduttori letterari, rappresentare la categoria nel confronto con gli editori e i rappresentanti del potere pubblico, informare i traduttori dei loro diritti e doveri, valorizzarne le attività, accrescerne la visibilità e riunirli in un’organizzazione strutturata”.
Racconta madame Kiefé che “l’associazione è nata quarantadue anni fa, nel 1973, da una precedente ‘società dei traduttori’ che comprendeva tutti i tipi di traduttori, compresi quelli tecnici, e che oggi ha raggiunto i 1200 membri”.
L’Associazione ricopre un ruolo di rilievo in Francia e, continua la Kiefé, per questo “riceve regolare supporto dal governo attraverso il Centre National du Livre, che è l’organo del Ministero della cultura e delle comunicazioni interamente impegnato nel sostegno di tutti gli attori della catena del libro”.
Alla domanda se per i giovani traduttori sia facile trovare lavoro, la signora Kiefé risponde che, a meno che non si voglia tradurre dall’inglese, la cosa non è impossibile: “Per tutti vale la necessità di dover fare gavetta e accumulare esperienza prima di diventare professionisti riconosciuti, ma un passo alla volta ce la si può fare. Con l’inglese invece, lingua che copre una fetta enorme del mercato delle traduzioni, le cose si fanno più complicate”. A seguirlo a ruota tra le lingue più tradotte in Francia ci sono giapponese – i manga, infatti, qui godono di grande successo – tedesco e italiano.
La Kiefé sostiene che per essere traduttori letterari non sia necessaria nessuna preparazione specifica, anche se, naturalmente, ormai vi è la disponibilità di un’offerta altamente specializzata: “Fino a vent’anni fa non c’era niente di tutto questo, il cnl è attivo in modo costante soltanto dagli anni ottanta, e lo stesso vale per i corsi professionali e i master di traduzione. L’unica cosa davvero importante, oltre a conoscere almeno una lingua straniera, continua a essere sapere bene il francese”.
Oltre a proteggere e promuovere la categoria dei traduttori letterari, l’associazione ha una propria rivista semestrale, “TransLittérature”, attiva dal 1991.
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