L’assenza è ciò che dà ordine a un’opera, intervista a Péter Nádas

scritto da |14 novembre 2018|

di Nóra Winkler, WMN, traduzione e nota introduttiva di Andrea Rényi

 

Péter Nádas (o meglio Nádas Péter, come bisognerebbe scrivere secondo la regola che vale non solo per la lingua ungherese – ma anche per quella giapponese, per esempio – che vuole l’anteposizione del cognome al nome) nasce il 14 ottobre 1942 a Budapest, primogenito di una coppia di ebrei appartenenti alla piccola borghesia ungherese che lo fa battezzare con rito protestante. I genitori muoiono prematuramente e lui e il fratello minore di sei anni vengono affidati alle cure di parenti. Nádas interrompe gli studi superiori, che porterà a termine solo da adulto, impara l’arte della fotografia e trova impiego come fotografo presso una rivista. Nel 1962 inizia la sua relazione con la giornalista Magda Salamon, che sposerà nel 1990. Il suo primo volume, La Bibbia e altri racconti[1], una raccolta di racconti, esce nel 1967, ma il vero riconoscimento arriverà con il romanzo, terminato nel 1972 e pubblicato solo cinque anni dopo, Fine di un romanzo familiare[2]. Fra il 1974 e il 1979, lavora come redattore e revisore al periodico pedagogico “Gyermekünk” (Nostro figlio). Dal 1979, svolge la professione di giornalista e fotografo, e si dedica alla stesura del suo primo grande romanzo, Libro di memorie[3], composto prevalentemente nei suoi ritiri in campagna, prima a Kisoroszi e poi nel piccolo villaggio, abitato da poche decine di anime, di Gombosszeg. Portato a termine Libro di memorie nel 1985, comincia la stesura del suo secondo monumentale romanzo, Párhuzamos történetek (“Storie parallele”). Trova però il tempo per occuparsi anche di opere più brevi e i suoi lavori vengono regolarmente tradotti in diverse lingue. La critica ungherese e quella internazionale, sempre più attente e interessate al suo lavoro, gli assegnano premi man mano più prestigiosi. Nel 1993 viene colpito da infarto, ma riesce a rimettersi e riprende la sua attività di scrittore. Nel 1995 viene insignito del Premio di Lipsia. In Francia nel 1998 Libro di memorie è il miglior libro straniero dell’anno. Nel 1999 Rowohlt, storica casa editrice tedesca, pubblica tutte le sue opere in edizione tascabile. Contemporaneamente si afferma anche come fotografo, con diverse mostre in Europa. Nel 2005 esce, dopo diciotto anni di lavoro, Storie parallele, in tre volumi. Ormai Péter Nádas è uno scrittore universalmente acclamato dalla critica e molto amato dal pubblico. Da anni il suo nome compare regolarmente fra i potenziali candidati al Nobel per la letteratura. Nel 2017 ha pubblicato in due volumi la sua ultima fatica, un meraviglioso romanzo autobiografico di 1212 pagine intitolato Világló részletek (“Dettagli illuminanti”). In Italia, Péter Nádas ha avuto una storia editoriale avventurosa, in gran parte ancora da scrivere e in attesa di un meritato e, si auspica il meno tardivo possibile, rilancio. 

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“No More Class”, contro un’editoria priva di eleganza

scritto da |28 febbraio 2018|

Intervista a Géza Morcsányi, per vent’anni editore di riferimento della migliore produzione letteraria ungherese.

di Péter Hamvay, “Magyar Narancs”, traduzione di Andrea Rényi.

 

Géza Morcsányi, nato nel 1952, si laurea in economia e commercio e coltiva la passione per la drammaturgia. Per qualche anno lavora come redattore editoriale e collabora con alcuni periodici, dopodiché, su proposta dello scrittore Péter Esterházy, gli viene affidata la direzione editoriale della casa editrice Magvető, che sotto la sua guida viene insignita per cinque volte del premio Casa editrice dell’anno, istituito dall’Associazione degli editori e dei distributori ungheresi. […]

Traduzione e migrazione sono la linfa vitale della cultura

scritto da |17 maggio 2017|

di George Szirtes, “The Guardian”, traduzione di Chiara Veltri.
Traduzione dall’ungherese dei versi di István Vas a cura di Andrea Rényi.

 

 

La cultura non è una faccenda puramente nazionale. Sono poeta e traduttore, e per me sarebbe inconcepibile leggere Chaucer senza essere consapevole delle figure di Dante e Boccaccio sullo sfondo, o Shakespeare senza Plutarco. O ancora, T.S. Eliot (anche lui immigrato in Gran Bretagna) senza far riferimento a centinaia di testi provenienti da altri paesi e scritti in altre lingue.

Questa forma di internazionalismo è la linfa vitale dell’arte. Non ha radici, è cosmopolita ed è un’espressione del libero pensiero. […]

Preannunciare un destino avverso: cosa possono dirci i romanzi di László Krasznahorkai sulla crisi dei rifugiati?

scritto da |3 maggio 2017|

 

László Krasznahorkai è conosciuto per i suoi romanzi impegnativi ed esistenzialisti e per la lunga collaborazione con Béla Tarr. Tuttavia, nonostante l’autore affermi il contrario, i suoi libri hanno preannunciato molto di quanto avvenuto in Ungheria negli ultimi anni.

di John McIntyre, “The Calvert Journal”, traduzione di Carlotta Spiga. […]