João Varella dirige, insieme a Cecilia Arbolave e a Thiago Blumenthal, la casa editrice indipendente Lote 42, nata nel 2012 nel bairro Santa Cecília, a San Paolo del Brasile. Nel 2014 Lote 42 ha acquistato, sempre nel bairro, il chiosco di una vecchia edicola e insieme a un gruppo di amici architetti, falegnami e grafici gli ha donato un nuovo aspetto e una nuova vita, inaugurando Banca Tatuí (“banca” in portoghese vuol dire appunto edicola): un punto vendita di quartiere, non solo dei libri della Lote 42, ma anche di quelli di tanti altri piccoli editori provenienti da diverse regioni del Brasile. Banca Tatuí, oltre a essere ormai un luogo di ritrovo del bairro Santa Cecília, è diventato anche uno store online che promuove numerose pubblicazioni del mercato editoriale indipendente brasiliano.
di Cecilia Raneri
Com’è nata l’idea di Banca Tatuí?
È nata dopo aver compreso che problemi comporta la distribuzione non solo per Lote 42 ma per tutti i piccoli editori. Abbiamo allora voluto creare uno spazio che rimanesse sempre aperto, per tutte quelle persone che ad esempio vogliono avere un contatto con i nostri libri ma non partecipano alle fiere. Quando finisce la Feira Plana[1], come si fa a comprare i libri di Pingado-Prés, di Pipoca, di Beleléu o di tante altre piccole case editrici? Alcune di esse hanno un servizio di e-commerce, ma la maggior parte no. Banca Tatuí serve appunto per unire gli editori indipendenti brasiliani attraverso l’e-commerce.
Chi visita il nostro sito può comprare i libri dell’editore di cui era interessato e allo stesso tempo, può consultare i cataloghi di tutti gli altri editori e, se vuole, approfittando della stessa spedizione, può comprare anche i libri di altri editori, e fare così un acquisto unico ma anche differenziato, godendo della comodità della spedizione a casa.
Questa collaborazione aiuta certamente a tenere unite le case editrici ma soprattutto a portare avanti un lavoro molto faticoso di cui i piccoli editori non si stanno occupando. I piccoli editori nascono dalla pura passione per i libri e spesso non prendono in considerazione il resto del lavoro, che è altrettanto importante. L’e-commerce, in una situazione gestionale del genere può diventare un fattore di ulteriore complicazione: il cliente può avere dei dubbi, delle domande sulle spedizioni, sulla logistica, ha bisogno di essere accompagnato nei vari passaggi e noi abbiamo la struttura per occuparcene: abbiamo una figura professionale dedicata all’e-commerce, una figura dedicata alla distribuzione e così via.
Si tratta di un’iniziativa che certamente può migliorare il livello delle vendite online delle case editrici indipendenti. Al momento definiresti in crisi la piccola editoria?
Al contrario. Tutto sta andando molto bene. Questo lamento sulla crisi non riguarda le piccole case editrici indipendenti. E non rappresenta certamente noi, che infatti stiamo continuando a crescere. Ad esempio, partecipiamo alla Flip abbiamo un nostro stand. E andiamo in tutte le fiere alle quali riusciamo a prendere parte. Partecipare alla Flip con un proprio stand in genere è un’opportunità che possono permettersi solo i grandi editori. Sono tutti traguardi che abbiamo conquistato lavorando molto, come la stessa partecipazione alla Fiera di Francoforte, dove siamo presenti perché ci siamo mossi per tempo e abbiamo potuto partecipare all’Invitation Program e in futuro abbiamo in mente di vendere i diritti d’autore dei progetti grafici dei nostri libri.
È un buon momento per la piccola editoria solo qui a San Paolo o più in generale in tutto il Brasile?
San Paolo è il polo principale delle case editrici indipendenti. A San Paolo si tengono ben tre fiere: Plana, Tijuana e Miolos. Rio de Janeiro è molto più vincolata al libro tradizionale, quindi non accompagna molto questo movimento indipendente. Ciononostante anche le case editrici indipendenti di lì sono davvero molto interessanti. San Paolo resta quindi il centro nevralgico dell’editoria brasiliana. Poi naturalmente ci sono molte altre fiere: Recife, Salvador, Porto Alegre, Florianopólis, Curitiba, Campinas, Brasilia. È un mondo che non sta mai fermo, ed è ricchissimo di fermento.
Parliamo ora del vostro lavoro editoriale. Osservando i libri che pubblicate, è evidente come riconosciate un ruolo fondamentale alla cura grafica. Non a caso prima parlavi della possibilità di vendere in futuro i diritti d’autore dei vostri progetti grafici. Puoi parlarci di questo aspetto del vostro lavoro?
Credo che oggi le persone leggano davvero molto. E mi riferisco non solo alla lettura, tradizionalmente intesa, della parola scritta, ma anche in senso più ampio alla lettura di video e di immagini. Il libro sta perdendo espressività e questo avviene anche perché i media online dominanti limitano alcuni aspetti che sono invece fondamentali per un libro, a cominciare dalla font: su Facebook ad esempio non si può scegliere quale font utilizzare.
Ogni libro è un portale di accesso a una narrazione, che sia essa letteraria o no, e parte dell’espressività degli elementi che costituiscono questa narrazione è dovuta ai suoi elementi grafici. Nel caso della narrativa, gli elementi grafici aiutano a veicolare il senso più ampio di un libro. Bisogna giustificare perché un libro è stato stampato, perché si è meritato di essere pubblicato, e per farlo si utilizza tutto ciò che può essere comunicato per mezzo della stampa: e dunque sensazioni anzitutto visive e tattili.
Per noi il progetto grafico è per questo un elemento intrinseco al libro. In genere, il contenuto precede il progetto grafico, che ha il compito di completare il libro, ma anche di creare con esso un nuovo canone espressivo, di dare l’idea che al di fuori di quel progetto grafico quel testo non ha senso.
Per esempio, ci sono casi in cui il contenuto è stato adattato al progetto grafico, come è avvenuto per il libro Inquerito Policial, Família Tobias che è stato stampato come se fosse il fascicolo di un’indagine di polizia. L’autore ci ha portato tre racconti e noi gli abbiamo suggerito di mettere insieme questi racconti come se fossero le prove di un’inchiesta, così che poi potessimo creare un fascicolo. A partire da questa idea abbiamo creato il fascicolo, mentre lui ha preparato il resto del contenuto e ha lavorato sul progetto grafico.
Ma può anche capitare che il progetto grafico venga prima di ciò che scrive l’autore. Il che dimostra che si tratta di un aspetto importantissimo del nostro lavoro.
Generalmente, perlomeno in Occidente, si ha l’dea che l’immagine sia al servizio del testo – la fotografia, per esempio, illustra il reportage – ma si può sovvertire questo modo di pensare e mettere il testo al servizio del progetto grafico, sempre nel tentativo di creare il miglior libro possibile.
Pensate che ci siano delle differenze fra il vostro modo di concepire il lavoro editoriale e quello di altre case editrici ad esempio europee?
Quando siamo andati a Francoforte, abbiamo partecipato alla Business Club Conference: The Markets e ho trovato molto curioso che molti degli incontri parlassero di modalità del lavoro editoriale che noi attuiamo da tempo in Brasile e che in Europa vengono invece definite ora “di tendenza”, come lo slow publishing.
Noi lanciamo sei nuovi libri all’anno, e non lo facciamo per frenare la nostra produzione, ma perché dedichiamo a ogni libro molto tempo e molto del nostro affetto. In un caso abbiamo impiegato più di due anni per pubblicare un’opera, anche se il contenuto era già pronto. Quel tempo ci è servito per gestire questioni relative proprio al progetto grafico, al tipo di edizione e ad altri aspetti produttivi.
In generale, le opere che pubblichiamo vengono create in stretta collaborazione con gli autori: loro esprimono la loro opinione liberamente per tutta la durata del progetto. Agli autori piacciono i progetti grafici non convenzionali, spesso sono loro stessi a richiederli.
A volte, come è successo per esempio con Ricardo Lísias[4] e Rafael Sica[5], pubblichiamo autori che provengono da editori molto più grandi di noi e che scelgono un editore più piccolo proprio perché vogliono lavorare su questo tipo di cose, anche se in questo modo non otterranno lo stesso risultato per quanto riguarda i diritti d’autore, ma alla fine, come può essere chiaro, non si tratta più solo di una questione di denaro.
Per chiudere sulla questione grafica, avete un responsabile del progetto grafico interno alla casa editrice o vi affidate a grafici, artisti, illustratori diversi per ogni libro?
Ogni libro ha un progetto diverso. Scegliamo a chi rivolgerci in base alle qualità e alle caratteristiche del lavoro dei diversi artisti. Rispetto alle nostre esigenze, tendiamo ad affidare progetti congeniali al tipo di lavoro che essi già svolgono. E d’altronde ognuno di essi ha le sue preferenze. Valutiamo, di volta in volta, chi è il migliore per il progetto che abbiamo in mente.
Parliamo un po’ del vostro catalogo. Come scegliete i libri che pubblicate? I vostri autori sono solo brasiliani o anche esteri?
Pubblichiamo soprattutto autori brasiliani, ma abbiamo pubblicato anche autori stranieri, come ad esempio Francis Scott Fitzgerald[6]. In catalogo abbiamo poi anche autori argentini, uruguayani e colombiani. Mettiamo una certa enfasi sugli autori provenienti dall’America Latina e dal Brasile e circa un quinto del nostro piccolo catalogo è costituito da traduzioni. Inoltre, nella nostra fanzine “Mó” vengono pubblicati molti autori stranieri. In tutti i casi, fatta eccezione per Fitzgerald, sono sempre autori contemporanei e attivi.
Come è nata l’idea di pubblicare il libro di Scott Fitzgerald?
Il libro di Fitzgerald ci è stato proposto dalla traduttrice, Juliana Cunha e a noi l’idea è piaciuta molto. La sua traduzione, inoltre, era ottima. In quel caso, per esempio, abbiamo curato un progetto grafico ad hoc: il libro ha un formato particolare e come segnalibro abbiamo usato un elemento che ricorda molto un capello, che è la chicca del libro. Si tratta di piccoli dettagli che possono fare la differenza. Ne è uscito un ottimo lavoro.
Come funziona la distribuzione dei vostri libri? Vi affidate solo a Banca Tatuí o siete distribuiti anche in altre librerie? E vi servite di un distributore o ve ne occupate direttamente voi?
Siamo noi a occuparci della distribuzione. I nostri libri sono presenti in diverse librerie, ma non solo in librerie. Si trovano anche in alcuni negozi che vendono oggetti di design, in caffetterie e anche in alcuni ristoranti. Abbiamo inoltre la nostra pagina e-commerce, che è molto forte e che è entrata in attività a partire dal nostro primo libro. Poi ci sono le fiere, che sono un punto di circolazione molto importante.
Le vendite sono sufficienti per la sopravvivenza della casa editrice? Riuscite a lavorare soltanto come editori?
Sì, ma è una lotta quotidiana. Non puoi trascurare nessun aspetto del lavoro e bisogna impegnarsi davvero molto.
Cosa pensi della situazione attuale dei grandi editori brasiliani? In questo ambito la denuncia di una generalizzata situazione di crisi sembra molto netta.
Non lo so, io sono fuori dal loro giro, non ho accesso ai loro numeri. Può darsi che si lamentino solo per farne un uso politico… Io credo che stiano attraversando una crisi che riguarda soprattutto la loro creatività. Il mercato brasiliano è totalmente dominato dalle traduzioni. La saggistica a volte è più locale, ma la narrativa è quasi del tutto tradotta. Al lettore brasiliano viene offerta la stessa produzione servita in Italia, in Inghilterra o negli Stati Uniti. Il lettore brasiliano però ha inquietudini diverse e più specifiche. Andando a guardare la lista di PublishNews che viene aggiornata ogni settimana, tra i venti libri più venduti ci sono sempre al massimo tre brasiliani. In genere uno di questi è legato a qualche università, oppure è un autore morto, come Graciliano Ramos, per dirne uno. Il Brasile ha fallito nella creazione di un gruppo di scrittori rilevanti che abbiano valore anche fuori dalla “bolla” del piccolo circolo di persone che si occupano di letteratura e di arte. Parte di questo clamoroso fallimento è addebitabile agli editori. Chiaramente non è solo colpa loro, ma in parte lo è. E per questo adesso abbiamo un problema: tutto finisce per esempio a essere un riflesso delle oscillazioni del dollaro. Il dollaro finisce per influenzare pesantemente le compravendite dei diritti d’autore. Forse dipende da questo, ma in tutti i casi io trovo deplorevole che i grandi editori investano così poco nella letteratura locale, e quando lo fanno i progetti grafici sono orribili. Ma lasciamoli pure fare. Questo lamento sulla crisi viene dalle grandi case editrici, i piccoli editori stanno tutti molto bene. Noi siamo molto tranquilli e soprattutto felici.
[1] La Feira Plana è una delle più importanti fiere della piccola editoria indipendente del Brasile. Grafias ne ha parlato qui.
[2] La Festa Literária Internacional de Paraty ha luogo ogni anno in luglio.
[3] Ricardo Lísias, Inquerito Policial, Família Tobias, Lote 42, San Paolo 2016.
[4] Oltre a Inquerito Policial, Família Tobias, Ricardo Lísias ha pubblicato tra gli altri A Vista Particular, Alfaguara, Rio de Janeiro 2016.
[5] Autore per Lote 42 di Fachadas (2017), ha anche disegnato la raccolta di strisce a fumetti Ordinário, pubblicata da Companhias das Letras (2011).
[6] F.S. Fitzgerald, Bernice corta o cabelo, traduzione di Juliana Cunha, Lote 42, San Paolo 2016.
Fonte immagini: @lote 42