di Ana Helena Souza, tratto da “A arte da tradução”, edizione speciale di “O Suplemento” curata dalla Secretaria de Estado de Cultura dello Stato di Minas Gerais, traduzione di Cecilia Raneri.

 

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Riverside Studios Theatre, Londra, maggio 1980. Foto: Chris Harris

 

La mia carriera di traduttrice di Samuel Beckett è cominciata quando ho studiato e tradotto il romanzo How it is[1] durante il mio dottorato. Scrissi molto sulla prosa del suo autore, concentrandomi specialmente su quel romanzo che nel frattempo stavo traducendo in portoghese. La tesi, terminata nel 2000 e discussa nel 2001, finì per confluire in due libri. La traduzione, Como é[2], fu pubblicata dalla casa editrice Iluminuras nel 2003. Il saggio divenne il libro A tradução como um outro original[3], pubblicato nel 2006.

Fu sempre nel 2006, anno in cui si celebrava il centenario della nascita di Beckett, che l’editore Globobeckett_sugarco Livros mi chiese di tradurre Molloy[4]. Per la stessa casa editrice avevo già tradotto il libro Omaggio alla Catalogna[5] di George Orwell, arricchito di articoli e lettere dell’autore che sarebbero serviti a comporre il volume Lutando na Espanha[6]. Seguirono L’innominabile[7] (2009), Companhia e outros textos[8] (2012) e Malone muore[9] (2014). Con la pubblicazione di quest’ultimo, fu completata la nuova edizione della famosa trilogia del dopoguerra di Samuel Beckett: Molloy, Malone muore e L’innominabile. Per me fu una fortuna e un privilegio lavorare con i suoi più importanti libri di prosa.

Come è noto, Samuel Beckett fu uno degli autori del XX secolo che tradusse autonomamente il maggior numero di propri testi. Ciò che maggiormente suscita stupore è il fatto che dopo la guerra cominciò a scrivere in francese. Solo in seguito si fece carico della traduzione delle sue opere dal francese all’inglese, sua lingua madre, per poi arrivare a fare anche il contrario, ovvero scrivere prima in inglese e poi tradursi in francese.

beckett_8_globoPer questo, quando ci avviciniamo all’opera di Beckett, spicca non solo la sua abilità come scrittore che si autotraduce, ma anche la sua abilità come traduttore che si riscrive.

Per un traduttore di Beckett è fondamentale tenere conto dell’attività di autotraduzione dello scrittore come di qualcosa che, nel corso del lavoro creativo, è andato integrandosi alla sua opera. Penso che le caratteristiche e gli esempi contenuti nelle autotraduzioni di Beckett possano servire per ampliare le risorse dei suoi traduttori, nonostante non sia per niente facile dover fare i conti con una coppia di testi invece che con un solo testo originale.

Per la maggior parte delle opere di Beckett che ho tradotto, oltre ai due testi dell’autore, c’erano anche le traduzioni già pubblicate precedentemente in Brasile. Il traduttore di letteratura, in generale, si sente messo in soggezione dal confronto del suo lavoro con l’originale. Questa pressione ha origine dal traduttore stesso, che è sempre il primo a fare confronti. Nel caso del mio lavoro con la trilogia di Beckett, a questo andavano ad aggiungersi le autotraduzioni in inglese e le precedenti traduzioni in portoghese.

Non sarebbe stato piacevole per nessuno. La consolazione sta nella consapevolezza che è dal rinnovamento apportato dalle traduzioni che dipende la sopravvivenza del testo originale in una lingua straniera.

Nel momento in cui decisi di tradurre Beckett, con tutte le difficoltà che comportano un autore di quel come_beckettcalibro e il testo di Come è, ero decisa a diventare una traduttrice letteraria. Se è vero che questo tipo di traduttore oscilla continuamente tra l’euforia e la malinconia, io non arrivai mai all’estremo di sentirmi, come dice Malone riguardo agli sfortunati delle favole, schiacciati sotto il peso del loro desiderio esaudito.

Al contrario, indipendentemente dal grado di successo o di fallimento, mi sento una traduttrice fortunata per il fatto di avere il piacere di leggere questi testi tanto da vicino e per tentare di ricrearli in portoghese.

Per questo, presento un piccolo campione di brani che continuano ad affascinarmi. Questa volta seguendo l’ordine cronologico dei testi di Beckett. In questa selezione, volontariamente non sempre accompagnata dall’originale, cerco di mostrare un po’ del mio modo di leggere i testi e di raggiungere determinate soluzioni. Spero di riuscire così a dare un’idea del mio processo di traduzione e dunque della mia particolare lettura critica dei testi.

Da Molloy cito un brano di riflessioni del personaggio-narratore omonimo, nel quale egli fa riferimento al filosofo fiammingo Arnold Guelincx, una delle ossessioni di Beckett. Ma non l’ho scelto solo per questo.

Ciò che mi affascina come lettrice e traduttrice è – oltre alla serie di dubbi che il narratore si pone su come rendere temporalmente più preciso il suo racconto – il ritmo e la fluidità delle frasi nelle quali, mentre viene riassunta parte della dottrina del filosofo, si integra, per mezzo di una citazione omerica, un’immagine letteraria fondamentale, messa ancor più in risalto da una punteggiatura del tutto singolare:

 

Agora, dizer-lhes porque fiquei com Lousse, durante um bom tempo, para mim isto é impossível. Quer dizer, conseguiria sem dúvida, se me desse ao trabalho. Mas por que me daria? Para estabelecer de maneira irrefutável que para mim era impossível fazer diferente? Pois seria esta fatalmente a conclusão. Eu mesmo tinha adorado a imagem daquele velho Geulincx, morto jovem, que me concedia a liberdade, na nave negra de Ulisses, de me esgueirar para o oriente, no convés. É uma grande liberdade para quem não tem alma de desbravador. E na popa, debruçado sobre as ondas, escravo tristemente hilário, observo o sulco inútil e orgulhoso. Que, não me afastando de nenhuma pátria, não me leva a nenhum naufrágio[10].

Adesso, dirvi perché rimasi con Lousse, per un bel po’, mi è impossibile. Cioè ci arriverei, probabilmente, dandomi da fare. Ma perché dovrei darmi da fare? Per stabilire in modo inconfutabile che mi era impossibile fare diversamente? Perché è lì che andrei fatalmente a parare. Mi era piaciuta l’immagine di quel vecchio Geulincx, morto giovane, che m’accordava la libertà, sulla nera nave di Ulisse, di trascinarmi verso levante, sulla coperta. È una grande libertà per chi non ha l’animo dei pionieri. E a poppa, chino sui flutti, schiavo tristemente ilare, contemplo l’orgogliosa e inutile scia. Che non allontanandomi da nessuna patria, non mi conduce verso nessun naufragio[11].

 

Degli altri due libri della trilogia, tanto densi che a volte finiscono per scoraggiare i lettori, ho scelto alcuni esempi del ridanciano piacere che Beckett provava nell’affrontare cliché, frasi fatte, proverbi.

malone_dies_grooveDa Malone muore, l’epitaffio in rima: “Qui giace un povero coglione, ogni vento gli fu aquilone”[12]. In francese: “Cigît un pauvre con, tout lui fut aquilon”[13]; in inglese: “Here lies a ne’er-do-well, six feet under hell”[14]; nella mia traduzione: “Aqui jaz um pobre diabo, deu azar de cabo a rabo”[15].

Da L’innominabile, lo humor contenuto nella mescolanza di sensazioni di vista e udito, in un gioco di parole sinestesico. L’occhio nel ruolo del soggetto della frase fatta, con riferimento all’udito: “Decisamente l’occhio si lascia tirare le orecchie”[16]. In francese: “Décidément l’oeil se fait tirer l’oreille”[17]; in inglese: “Decidedly this eye is hard of hearing”[18]; nella mia traduzione: “Decididamente o olho não dá ouvidos”[19].

Da Come è, che a differenza dei tre romanzi precedenti, tradotti avendo come base il testo francese, ho tradotto dall’inglese, metterò in evidenza una frase dall’inizio e poi altri quattro frammenti, l’ultimo dei quali considero essere il punto culminante di tutto il passaggio.

Prima, però, alcune caratteristiche di questo libro, di ancor più difficile inquadramento nel suo complesso rispetto ai precedenti.

L’innominabile, ultimo romanzo della trilogia, fu pubblicato in Francia nel 1953. Come è apparve quasi dieci anni dopo, anch’esso prima in francese – Comment c’est. Può essere letto come una distopia, una sorta di girone aggiuntivo dell’Inferno di Dante.

Il testo è diviso in blocchi, senza punteggiatura né maiuscole. Poetico al grado più elevato, estremamente complesso sul piano narrativo, questo libro di Beckett mi sembra realizzare cose straordinarie.

Come nell’estratto seguente che, nella mia visione, dà voce alla solitudine e al silenzio quando vengono presentati nella prima parte come compagni del narratore. I possibili visitatori del narratore vengono tutti esclusi e, nel frammento finale, il lessema “silenzio” appare “investito, in somma misura, di significato”[20], volendo usare la definizione che della più grande letteratura dà Ezra Pound.

 

outras certezas a lama o escuro recapitulo o saco as latas a lama o escuro o silêncio a solidão nada mais por enquanto
[…]

nem visitantes na minha vida desta vez nenhum desejo de visitantes acorrendo de todos os lados todos os tipos para falarem comigo sobre eles a vida também e a morte como se nada tivesse acontecido eu talvez também no fim para me ajudar a durar então adeus até nos encontrarmos outra vez cada qual de volta pelo caminho que veio

outros enfim que não me conhecem mesmo assim passam com o andar carregado murmurando para si mesmos que buscaram refúgio num lugar deserto para ficarem sozinhos afinal e chorarem suas mágoas sem serem ouvidos

se eles me veem eu sou um monstro das solidões ele vê o homem pela primeira vez e não foge diante dele exploradores levam para casa sua pele entre seus troféus

de repente ao longe o passo a voz nada então de repente algo algo então de repente nada de repente ao longe o silêncio[21]

altre certezze il fango il buio ricapitoliamo il sacco le scatole il fango il buio il silenzio la solitudine tutto per il momento […]

neanche visitatori nella mia vita stavolta nessuna voglia di visitatori di ogni specie accorsi da ogni parte a parlarmi di sé della vita della morte come se niente fosse di me forse infine aiutarmi a resistere poi addio alla prossima ciascuno verso i suoi orizzonti

altri infine non mi conoscono ancora passano via con andatura pesante borbottando tra sé si sono rifugiati in un luogo deserto per essere soli insomma esalare senza tradirsi ciò che hanno nel cuore

se mi vedono sono un mostro delle solitudini vede l’uomo per la prima volta e non scappa gli esploratori ne portano via la pelle come bottino

improvvisamente lontano il passo la voce niente poi improvvisamente qualcosa qualcosa poi improvvisamente niente improvvisamente soltanto il silenzio[22]

 

Per finire, da Compagnia, che ho tradotto usando come testo di partenza la versione inglese, mi piacerebbe commentare la traduzione della parola figment, tradotta in francese come chimère.

Figment appare per la prima volta alla fine del passaggio che segue la parte nella quale il creatore ha deciso di chiamare l’ascoltatore M e sé stesso W:

 

C’è qualcosa da aggiungere a questo schizzo? La sua innominabilità. Anche U deve andare. Così D ricorda a sé stessa della sua creatura fino a questo punto creata. D? Ma anche D è creatura. Finzione[23].

 

Company_8_calderCito in inglese: “Is there anything to add to this esquisse? His unnamability. Even M must go. So W reminds himself of his creature as so far created. W? But W too is creature. Figment”[24]. In Compagnie: “Reste-il a ajouter à ce croquis. Son innommabilité. Même M doit sauter. Ainsi W se remémore sa créature telle que créée jusqu’ici. W? Mais lui aussi est créature. Chimère”[25].

I dizionari definiscono figment come “something made up or contrived; invented; fabricated” (“ciò che è fittizio o artificioso; inventato; fabbricato”). Riportano anche l’origine latina della parola: figmentum, a partire dal verbo fingere (“formare, rappresentare, scolpire, creare”). Danno come sinonimo in portoghese ficção, invenção, fantasia (“finzione”, “invenzione”, “fantasia”). In Compagnia, la parola inventor (“inventore”) e le sue derivazioni erano già state usate molte volte per tradurre diversi passaggi nei quali appare il termine deviser in inglese e inventeur in francese; pertanto non ho voluto usare invenção per figment. Ficção e fantasia non sembravano essere buone alternative per il semplice fatto che esistono dei vocaboli con la stessa radice in inglese (fiction e fantasy) e questi non erano stati impiegati. L’opzione di tradurre dal francese e utilizzare quimera (“chimera”) mi sembrava che avrebbe introdotto in portoghese un tono passatista fuori luogo. Cercai aiuto nel finger del poeta e, facendo appello a Fernando Pessoa, tradussi così:

 

Há algo a acrescentar a esse esboço? Sua inominabilidade. Até M deve ir. Assim W se lembra de sua criatura como até aqui criada. W? Mas W também é criatura. Fingimento[26].

 

Ho mantenuto questa scelta in tutti gli altri passaggi nei quali quella parola ricompare. In appoggio a questa opzione, cito ancora i seguenti esempi di un dizionario latino-portoghese alla voce figmentum: Figmenta verborum: Palavras forjadas (“parole inventate”); Figmenta poetarum: Ficções dos poetas (“finzioni dei poeti”).

 

 

 

 

[1]              Samuel Beckett, Comment c’est, Les Éditions de Minuit, Parigi 1961; How it is, Calder & Boyars, Londra 1964; Come è, traduzione di Franco Quadri, Einaudi, Torino 1965.

[2]              Samuel Beckett, Como è, traduzione di Ana Helena Souza, Iluminuras, San Paolo 2003.

[3]              Ana Helena Souza, A tradução como um outro original, 7Letras, Rio de Janeiro 2006.

[4]              Samuel Beckett, Molloy, Les Éditions de Minuit, Parigi 1951; Molloy, traduzione di Piero Carpi De’ Resmini, Sugarco Edizioni, Milano 1952; Molloy, traduzione di Samuel Beckett e Patrick Bowles, Grove Press, New York 1955; Molloy, traduzione di Ana Helena Souza, Globo Livros, San Paolo 2007.

[5]              George Orwell, Homage to Catalonia, Secker & Warburg, Londra 1938; Omaggio alla Catalogna, traduzione di Giorgio Monicelli, Mondadori, Milano 1948.

[6]              George Orwell, Lutando na Espanha, traduzione di Ana Helena Souza, Globo Livros, San Paolo 2006. In Brasile, Omaggio alla Catalogna è conosciuto col titolo Lutando na Espanha. L’edizione del 2006 qui citata riunisce sia la più recente traduzione di Omaggio alla Catalogna sia venticinque testi aggiuntivi, fra saggi, lettere e articoli di giornale dell’autore.

[7]              Samuel Beckett, L’innomable, Les Éditions de Minuit, Parigi 1953; The unnamable, traduzione di Samuel Beckett, Grove Press, New York 1958; L’innominabile, traduzione di Giacomo Falco, Sugarco Edizioni, Milano 1960; O Inominável, traduzione di Ana Helena Souza, Globo Livros, San Paolo 2009.

[8]              Il testo fa riferimento alla più recente delle edizioni brasiliane di Compagnia che in Brasile compare in volume insieme ad alcuni degli ultimi testi pubblicati dall’autore negli anni ottanta: Companhia e outros textos, traduzione di Ana Helena Souza, Globo Livros, San Paolo 2012. Samuel Beckett, Company, John Calder, Londra 1979; Compagnie, traduzione di Samuel Beckett, Les Éditions de Minuit, Parigi 1980; Compagnia, traduzione di Roberto Mussapi, Arte e pensiero, Firenze 1981.

[9]              Samuel Beckett, Malone meurt, Les Éditions de Minuit, Parigi 1951; Malone dies, traduzione di Samuel Beckett, Grove Press, New York 1956; Malone muore, traduzione di Giacomo Falco, Sugarco Edizioni, Milano 1960; Malone morre, traduzione di Ana Helena Souza, Globo Livros, San Paolo 2014.

[10]         Molloy, traduzione di Ana Helena Souza, cit.

[11]         Molloy, traduzione di Piero Carpi De’ Resmini, cit.

[12]         Malone muore, traduzione di Giacomo Falco, cit.

[13]         Samuel Beckett, Malone meurt, cit.

[14]         Malone dies, traduzione di Samuel Beckett, cit.

[15]         Malone morre, traduzione di Ana Helena Souza, cit.

[16]         L’innominabile, traduzione di Giacomo Falco, cit.

[17]         Samuel Beckett, L’innomable, cit.

[18]         The unnamable, traduzione di Samuel Beckett, cit.

[19]         O Inominável, traduzione di Ana Helena Souza, cit.

[20]            Ezra Pound, ABC of reading, Routledge, Londra 1934; L’ABC del leggere, traduzione di Rodolfo Quadrelli, Garzanti, Milano 1974.

[21]         Como è, traduzione di Ana Helena Souza, cit.

[22]         Come è, traduzione di Franco Quadri, cit.

[23]         Samuel Beckett, Compagnia e Worstward ho, traduzione di Roberto Mussapi, Jaca Book, Milano 1986.

[24]         Samuel Beckett, Company, cit.

[25]         Compagnie, traduzione di Samuel Beckett, cit.

[26]         Companhia e outros textos, traduzione di Ana Helena Souza, cit.

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