di Eduardo Gotthelf, “Quimera” (n. 386, gennaio ’16), traduzione di Cecilia Raneri.

Illustrazioni di Julia Isidori.

 

La micronarrativa[1] è un organismo mutante. Può prendere la forma di un racconto, di un epitaffio, di un’inserzione, di un decreto, di una notizia e molte altre. Una di queste possibilità è la micronarrativa teatrale, un sottogenere poco esplorato, tanto dagli autori quanto dalla critica.

quimera_portada_386_web-766x1024Dice Juan Armando Epple: “Un rapporto letterario interessante e poco studiato è quello che si stabilisce tra il teatro breve, o brevissimo, e la micronarrativa. In questo lavoro mi riferirò al teatro virtuale come strategia narrativa dei testi micronarrativi. Il cosiddettto teatro virtuale, eredità degli antichi dialoghi filosofici dei greci e del teatro delle idee del XVII secolo, è in pratica una situazione narrativa descritta sotto forma di dialogo teatrale. Ci dà l’illusione di trovarci di fronte alla scena di uno spettacolo teatrale, ma anche la consapevolezza che stiamo sperimentando una lettura privata della situazione narrata.

Le sue funzioni letterarie sono creare un senso di immediatezza dell’avvenimento narrato, accentuare il carattere drammatico di quest’avvenimento o il conflitto su cui si fonda, e situare il lettore su un piano di distacco critico, nello stile brechtiano, o come un voyeur privilegiato”[2].

Come vediamo, Epple considera il “teatro virtuale” come una strategia narrativa presente in un testo destinato alla lettura. Non ci sono scenari, attori e teatro se non nell’immaginazione del lettore. Chiamiamo invece “micronarrativa teatrale” i testi destinati fin dalla loro concezione a essere rappresentati.

Quello che si conosce come teatro breve e brevissimo si riferisce in generale a opere la cui rappresentazione dura tra i dodici e i venticinque minuti. Mentre la rappresentazione di una micronarrazione teatrale richiede un tempo considerevolmente minore. Potremmo indicare, come limite approssimativo, un massimo di cinque minuti.

 

Come predecessore del microteatro in questo secolo possiamo menzionare i One-Minute Play Festival, che vengono già realizzati in più di venti città degli Stati Uniti. Le opere di questo “teatro di un minuto” vengono prodotte localmente e il progetto è collegato a un’investigazione dello zeitgeist delle comunità coinvolte.

Confesso di aver scritto (e persino pubblicato) alcuni testi di micronarrativa pensando che potessero essere rappresentati, ma la brevità di questo tipo di testi generava in me un dubbio molto serio. Era sufficiente quel tempo per ottenere il rapport con il pubblico? Sarebbe stato possibile mettere in scena un’opera tanto breve?

Nel maggio del 2014, durante la VI Jornada de Microficción organizzata da Raúl Brasca alla Fiera del Libro di Buenos Aires, per la prima volta sono state portate in scena due opere di questo tipo. Una, un po’ più lunga, di Roberto Perinelli. L’altra, scritta da me, di solo sessantotto parole. La sua rappresentazione è durata quaranta secondi e, dopo aver visto la reazione del pubblico, ne ho avuto la conferma: funziona.

Alcuni mesi più tardi ho proposto a Jorge Onofri, assessore alla cultura del comune di Cipolletti (la città in cui vivo), tapa chicala realizzazione di quello che poi sarebbe diventato il Primo concorso nazionale di micronarrativa teatrale Cipolletti 2015. Abbiamo definito come limite le trecentocinquanta parole totali (titolo, battute, nomi dei personaggi, didascalie). La giuria, composta dalla scrittrice Luisa Valenzuela, dallo scrittore e antologista Raúl Brasca e dal drammaturgo Raúl Rovner, ha selezionato diciotto opere, che poi hanno dato forma all’antologia Microficciones Teatrales[3].

In ognuna delle presentazioni che sono state fatte di questo libro, quattro fino ad oggi, i gruppi teatrali invitati hanno rappresentato alcune delle opere selezionate. Il tempo di rappresentazione di ogni opera era inferiore ai quattro minuti, e la reazione del pubblico è stata sempre molto positiva.

Sebbene questo concorso abbia avuto risonanza nazionale, non aveva precedenti, né nel paese né in America Latina. L’unico concorso paragonabile che conosco è quello di micronarrativa che si tiene in Spagna[4] già da un po’ di tempo e che nel 2007 ha aggiunto tre categorie: Monologo, Soliloquio e Monoteatro senza parole, sempre per un solo attore. Nel caso del concorso di Cipolletti non ci sono state limitazioni per il numero di personaggi/attori. Per esempio, in una delle opere rappresentate erano presenti cinque personaggi.

La brevità è solo la caratteristica più evidente della micronarrativa. Sono testi essenziali, concisi, ibridi, a cavallo tra più generi, che tacciono più di quanto non dicano, di alto impatto e che devono essere completati dal lettore, il cui pensiero impregnano e stimolano.

Un lettore interpreta sempre, immagina, mette in relazione, risignifica, completa. In un certo modo, internamente, riscrive. Per questo credo che uno scrittore sia coautore di tante opere quanti sono i suoi lettori.

Questo, che accade con testi di qualsiasi estensione, viene enfatizzato dall’estrema brevità e conseguente scarsità di informazioni che vengono trasmesse in modo molto denso e allo stesso tempo incompleto.


In questo senso dico che la micronarrativa è come un dado di brodo concentrato
: per consumarlo è necessario completarne il volume con l’acqua. Compito che svolge lo stesso lettore mettendo in gioco la sua immaginazione, la sua sensibilità, la sua esperienza, le sue letture, la sua condizione di vita e persino il suo stato d’animo del momento.

Nel caso della micronarrativa teatrale questo lavoro viene realizzato in primo luogo, dai membri del gruppo di teatro, che creano in questo modo la propria versione del testo. È certo che la stessa cosa accada con qualunque opera, però di fronte a un testo breve la libertà di creazione, senza allontanarsi da ciò che è scritto nel testo, è enorme.

Per quanto riguarda il mio dubbio iniziale (si può rappresentare, con efficacia, un’opera tanto breve?), adesso che ho la risposta empirica, azzardo la seguente spiegazione teorica: un lettore di micronarrativa riceve, attraverso le parole, una certa quantità di informazioni, che deve interpretare e completare. Ma uno spettatore che la vede rappresentata riceve molte più informazioni: oltre alle parole che sente ci sono la recitazione, le voci, lo scenario, ecc.

Gran parte di questo lavoro di “completare il volume” di cui abbiamo parlato prima, è già svolto e visibile. Ovvero, lo spettatore ha meno “lavoro” del lettore.

 

Alcune considerazioni.

Queste opere brevi riportano un’unica scena. L’inizio e lo svolgimento in genere sono uniti, così come anche il climax e l’epilogo.

Secondo me, poiché la brevità non ci dà il tempo di sedurre lo spettatore, dobbiamo colpirlo. Lo scioglimento, anziché credibile e atteso, deve essere inaspettato.

Allievi e maestri di teatro mi hanno raccontato il loro entusiasmo per questo tipo di testi drammatici, che permettono loro di lavorare in profondità, preparare e mostrare un’opera completa in un lasso di tempo molto più breve rispetto a quello richiesto dalle opere tradizionali.

In genere gli autori di micronarrativa scrivono serie intorno a uno stesso tema. Allo stesso modo si potrebbero creare serie di micronarrativa teatrale, il che darebbe una certa unità a una rappresentazione congiunta. Un’altra possibilità è prendere uno stesso tema e rappresentarlo con testi scritti da diversi autori.

 

Quale sarà il futuro di questo sottogenere?

In realtà i testi brevi sono sempre esistiti e anche il teatro breve. La novità della micronarrativa è la decisione dei critici di consacrarla come genere indipendente. Un’indipendenza che a volte finisce per essere multidipendente, ibrida e mutante. Caratteristiche che ovviamente ne complicano la classificazione.

Mi sembra che le forme brevi abbiano grandi possibilità di sviluppo in un secolo nel quale la merce più scarsa è il tempo. Ma si tratta di una strada la cui direzione si rivelerà solo percorrendola. Suggerisco di cercare, tra qualche anno, il numero speciale di “Quimera” dedicato alla micronarrativa teatrale. Se mai uscirà, troveremo lì una risposta. E se non uscirà, l’avremo trovata lo stesso.

 

 

 

 

 

[1]    Micronarrativa, mininarrativa, microracconto, microstoria. Lascio la discussione agli accademici.

[2]    Juan Armando Epple, Teatro breve y minificción, in Laura Pollastri, La huella de la Clepsidra. El Microrrelato en el siglo XXI, Katatay, Buenos Aires 2010.

[3]    AA. VV., Microficciones Teatrales, Dirección general de cultura de la municipalidad de Cipolletti, Cipolletti 2015.

[4] Concurso Internacional de Microficción “Garzón Céspedes”, organizzato dalla Cátedra iberoamericana Itinerante de narración oral escénica (CIINOE).

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